La porno telefonate di Silvio
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La porno telefonate di Silvio

Sono trenta le chiamate che preoccupano il premier. Commenti pecorecci e hard sulle prestazioni sessuali delle amichette procurate da Tarantini.

La porno telefonate di Silvio
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7 Settembre 2011 - 14.59


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Ma perché Berlusconi paga? E perché il premier e il suo entourage è così preoccupato che le conversazioni hard del presidente del consiglio escano fuori?
Trenta conversazioni intercettate dalla Procura di Bari che preoccupano Giampaolo Tarantini, Silvio Berlusconi, una decina di imprenditori, alcune signore della Bari-bene e un paio di maîtresse sempre del capoluogo pugliese, ormai diventata la Milano del Sud. Si parla di sesso, soldi, incontri a Palazzo Grazioli, ma anche “regali” come capi d’abbigliamento e gioielli griffati. Regali che, come già emerso da altre inchieste, Berlusconi donava alle “amiche” reclutate da Tarantini.

Tutte queste conversazioni intercettate saranno rese note con il deposito delle conclusioni delle indagini da parte della Procura di Bari, dopo il 15 settembre. Deposito degli atti ritardato, si pensa, proprio per salvare la Manovra. Dopo, come dice chiaramente Tarantini nelle intercettazioni, potrebbe scoppiare la bufera nei confronti di Berlusconi. “E quando saranno rese note – dice più volte l’imprenditore al suo “amico” Valter Lavitola ancora latitante in Sud America – succederà il terremoto”.

Le intercettazioni hard. Quelle più scabrose e che “sono davvero compromettenti da un punto di vista morale”, dice un inquirente, sono proprio le conversazioni tra Tarantini e il premier. I due commentano il prima e il dopo delle prestazioni sessuali del leader del Pdl con le “amiche” dell’imprenditore barese. “Com’è andata allora ieri sera?” chiede l’imprenditore barese al premier. Tarantini e Berlusconi parlano anche delle prossime “amiche” che potrebbero recarsi a Palazzo Grazioli per essere coinvolte nelle feste sexy rivelate da Patrizia D’Addario. Berlusconi chiede per esempio a Tarantini quali sono le “specialità” e le “qualità” delle donne che l’imprenditore pugliese propone. Le conversazioni sono punteggiate di commenti sulle doti delle ospiti che già sono state a Palazzo Grazioli.


Hot telefonate Berlusconi-Tarantini.
Insomma, tra Giampi (come lo chiama il premier nelle telefonate) e Berlusconi, dalle intercettazioni, c’è una confidenza tale che, secondo le indiscrezioni, si può parlare di una hot line. Negli atti baresi si scopre che Tarantini sfoglia il suo “catalogo” di ragazze, che sulla linea personale del premier descrive accuratamente. Una “merce” vera e propria, con dettagli in cui parla della “bionda”, della “bruna”, età, misure, prestazioni sessuali. Le telefonate raccontano di un mercato degli incanti al servizio delle fantasie erotiche del Cavaliere. In una delle intercettazioni si capisce che Berlusconi si trova ad un importante incontro istituzionale. Ma il premier non resiste e ascolta la proposta di Gianpi: c’è una donna bellissima, disponibile, un’occasione che deve sembrargli imperdibile. E infatti ci pensa su…

In una delle conversazioni si parla di cosa accadrebbe se quelle intercettazioni venissero in possesso dei giornali. “Quello che potrebbe essere pericoloso e potrebbe uscire che tu gli dici a lui (Berlusconi-ndr) “senti mi devi dare 10 mila euro perché dobbiamo pagare quelle puttane” dice Lavitola a Tarantini, aggiungendo: “Se poi uscisse questo, ti dimostra solo che lui (Berlusconi-ndr) ha mentito, che quelle lì erano puttane e lui lo sapeva… e questo non è reato”.

Tarantini concorda – annotano i pm napoletani nell’ordinanza di custodia cautelare – e rassicura Lavitola: “Ci sono delle telefonate tra me e le ragazze in cui loro mi dicono che lui (Berlusconi-ndr) il giorno prima gli ha dato dei soldi”. Lavitola non capisce e Tarantini ripete: “Ci sono delle telefonate tra me e le ragazze, nelle quali dicono che hanno ricevuto i soldi da lui”. A quel punto Lavitola suggerisce a Tarantini che, nel caso in cui gli contestassero quelle telefonate, “tu devi dire che non c’è un cazzo e che le uniche cose che ci possono essere, che è la verità, c’erano dei discorsi in cui dicevate “ah, mi sono fatto così, colì”…”.


Tremano le donne della Bari bene.
Nell’inchiesta, ogni giorno, entrano nuove persone. Mogli di notai, di imprenditori, di professionisti della Bari Bene che venivano “prestate” per andare a Palazzo Grazioli e partecipare alle feste del premier. Tra queste Terry De Nicolò, storica della scuderia di Gianpi. “E ti credo! Io ci tornerei a piedi, a palazzo Grazioli!”, dice sorridendo. Righe, filtrate dagli atti d’inchiesta. E nei posti storici dei ragazzi e delle ragazze della “Gianpi generation”, nel centro di Bari, la domanda è quella di sempre, di ogni elenco e tormentone: “Tu ci sei o no?”.


Anche l’ex sindaco di Bari a palazzo Grazioli.
“A Palazzo Grazioli ci sono stato anche io”. Ma per incontri di lavoro? “Incontri di lavoro al termine dei quali ci si trovava coinvolti in cene, piene di gente, anche donne, feste animate sempre da qualcuno che cantava o che suonava”. Simeone Di Cagno Abbrescia, ex sindaco di Bari e oggi parlamentare del Pdl, racconta “tanto – spiega – le cose stanno per diventare pubbliche”. Ma non rivela la sua partecipazione a qualche festa nella residenza di Berlusconi, a Roma, per timore. “Non è inconsueto, dopo un incontro di lavoro fissato magari alle nove di sera, che il presidente inviti chi c’è a fermarsi per cena. Inconsueto, invece, è che chi entra non debba dare le sue generalità alla Digos. Io ho sempre dovuto farlo”.


Convocati i pm Laudati e Scelsi.
La prima commissione del Csm ascolterà nei prossimi giorni il capo della procura di Bari Antonio Laudati e il suo ex sostituto (ora alla procura generale del capoluogo) Giuseppe Scelsi. La decisione è stata presa questa mattina al termine di una riunione durata un’ora convocata anche a seguito del nuovo scandalo che ha coinvolto lo stesso procuratore barese. Da Palazzo dei Marescialli la richiesta ai pm di Lecce che indagano sull’operato dei colleghi nella gestione dell’inchiesta che coinvolge il premier notizie sui procedimenti in corso. Da Lecce indagano per i reati di abuso d’ufficio e rivelazione del segreto di ufficio, accuse formulate dalla procura di Napoli.

In alcune intercettazioni tra l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini e il direttore dell’Avanti Valter Lavitola Laudati viene indicato come colui che avrebbe in qualche modo agevolato lo stesso Tarantini nell’ambito dell’inchiesta sulle escort a Palazzo Grazioli. Il Csm, che aveva già aperto un fascicolo sul “caso Laudati” a seguito di un esposto anonimo e di una lettera di Scelsi, doveva decidere se avviare un’istruttoria parziale ascoltando solo il procuratore o completa ascoltando anche l’ex pm.

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