Berlusconi: resto fino al 2013
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Berlusconi: resto fino al 2013

Fallisce la "exit strategy" di Letta e Confalonieri. Un colloquio mercoledì scorso. Poi la riunione dei vertici Pdl e l'annuncio: "Resto fino al 2013".

Berlusconi: resto fino al 2013
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12 Settembre 2011 - 10.53


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di Angelo Angeli

“Silvio, getta la spugna”: hanno provato a dirlo a Berlusconi – secondo una ricostruzione, firmata da Claudio Tito, sulla Repubblica oggi in edicola – due amici di sempre: Gianni Letta (suo braccio destro alla presidenza del Consiglio) e Fedele Confalonieri, con cui condivide un’amicizia lunga una vita, da quando cantavano e suonavano insieme come intrattenitori da crociera, fino ai vertici di Mediaset, dove da anni si è assiso il fedele “Fidel”.

Una exit strategy

Sono andati da lui, Letta e Confalonieri, e gli hanno proposto, amichevolmente, “di considerare un percorso che lo guidi fuori dalla presidenza del Consiglio senza scossoni e soprattutto con un iter concordato. In tutti i suoi aspetti”.

Berlusconi: “Mi porterebbero in galera”

Ma Berlusconi ha ribadito loro: “Io non mollo. Voi dite che l’assedio si dissolverà (se lascio Palazzo Chigi). Io penso, invece, che mi porterebbero direttamente in galera”.
E la linea oltranzista è stata, poi, raccolta e ribadita dall’ultimo vertice del Pdl, che si è tenuto sabato scorso a Palazzo Grazioli.
Nell’occasione, infatti, il segretario Angelino Alfano ha strigliato quelli del Pdl. Per le troppe liti nel partito.E ha ribadito che “Berlusconi resta a Palazzo Chigi fino al termine della legislatura, nel 2013”.
Sconfessati pubblicamente Letta e Confalonieri.

Alfano: “Chi ci crede gioca la partita”

“Chi ci crede gioca la partita, chi non ci crede si metta a bordo campo e faccia giocare chi ha voglia di vincere”, ha usato una metafora calcistica il segretario del Pdl poi anche dal palco di Atreju, sottolineando che “altrimenti va a finire che ci scambiamo interviste sui giornali scagliandoci uno contro l’altro, facendo a gara a chi dà la martellata più forte”.
Per Alfano, infatti, è il momento di smetterla con chi ha un’idea “nichilista e sconfittista”.
Bisogna dire basta con “l’aria di mestizia di qualcuno che non ci appartiene”. B
isogna invece dare spazio “a chi ci crede, a chi per spostare una sedia a una festa non chiede prima se c’è in cambio un posto in Parlamento”.
In politica, ha aggiunto il segretario, “non si può entrare senza un credo, altrimenti si diventa tangentisti, perchè senza ideali alla fine si va dietro ai soldi”

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