di Enrico Fierro
“Iamme, iamme, ncoppa iamme ià”. Tutti a Napoli e auguri agli sposi! C’è la crisi, l’Italia rischia il default, i mercati sono in fibrillazione, la Germania ci deve salvare, ma i tedeschi sono pure un po’ incazzati per certe battute fuori luogo sulla loro Cancelliera e la Commissione Bilancio di Montecitorio si ferma. A mezzogiorno preciso di ieri, col mondo che casca, i deputati hanno riposto faldoni e tabelle contabili, statistiche e grafici, proiezioni e dati sui conti correnti e hanno chiuso i battenti. Si sospende l’esame dei provvedimenti. Arrivederci a lunedì. Panico tra ministri e sottosegretari. Giustificazione da parte del capogruppo Pdl in Commissione: si sposa mia figlia e nessuno vuole rinunciare all’invito, ergo se non sospendiamo la seduta, la maggioranza non ha i numeri. Alla faccia del Paese e dei suoi problemi: si sposa la figlia giovanissima di Gioacchino Alfano e si va tutti a Napoli a festeggiare.
Gioacchino, ex sindaco di Sant’Antonio Abate, ha fatto una rapida carriera politica e si appresta a scalare tutti i vertici del Pdl nella disastrata Campania di Nicola Cosentino. L’onorevole lo ha capito quando il suo omonimo, l’altro Alfano, Angelino, ex Guardasigilli in nome e per conto del Cavaliere, è stato nominato segretario del Pdl. “Se Angelino mi chiama non potrò dirgli di no”, disse con un sorriso sornione al Corriere del Mezzogiorno quando l’Alfano-bis scalò i vertici del Pdl. I due sono amici per la pelle. “Ogni anno andiamo in pellegrinaggio e ripercorriamo i percorsi della Bibbia, del Vecchio Testamento. Siamo stati anche in Russia sulle tracce della Chiesa ortodossa”. Chiesa, famiglia e partito. Come ai vecchi tempi della Dc. Tutti a Napoli, allora, a festeggiare. Il pranzo sarà luculliano, i vini ottimi, la Falanghina e i rossi vesuviani, il pesce rigorosamente del Golfo, e per finire babà e limoncelli di Sorrento.
Ospiti illustri Angelino Alfano, ovviamente, e Maurizio Lupi, vicepresidente dei deputati Pdl alla Camera, gli amici veri. Feste, farina e forca. Ma il recordman delle feste di matrimonio, è Renato Brunetta. Il ministro della Funzione pubblica, nemico giurato di perditempo (i precari) e parassiti vari (impiegati pubblici e pensionati al minimo), si è sposato una volta sola con la sua Titti, ha festeggiato a Ravello, perla della Costiera amalfitana e non contento ha deciso di ri-festeggiare a Roma. Bastava farsi un giro ieri in via Nazionale all’altezza del Palazzo delle Esposizioni e vedere uno spiegamento di forze di agenti, carabinieri, artificieri per “bonificare” gli ambienti e le sale dell’Open Colonna.
“Aspettiamo 300 invitati – ci racconta un addetto ai lavori – tutte personalità importanti, big del partito e ministri e forse anche lui. Il Cavaliere”. Atteso fin dal pomeriggio, Silvio Berlusconi non poteva mancare questa volta. Già diede forfait a Ravello e Renatino Brunetta ci rimase male. Anche Titti, per la verità. Ma erano giorni complicati, con Tremonti che dava del cretino a Brunetta e i precari che minacciavano di assediare Ravello e di rovinare la festa. Cose che a Berlusconi, fondatore del partito dell’amore, fanno venire l’orticaria. Ma questa volta Silvio non è mancato. Ha deluso i pm napoletani che volevano sentirlo per l’affaire Lavitola-Tarantini, martedì non ci sarà, non ha voluto fare altrettanto con l’amico Brunetta. E allora, basta con la crisi e le toghe rosse. Tutti alla festa. Viva, viva gli sposi.
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