Il bunga bunga alla sbarra
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Il bunga bunga alla sbarra

Comincia a Milano il processo per il Ruby-gate. Berlusconi accusato di concussione e prostituzione minorile. Bugie, menzogne e il mignottificio al vaglio dei giudici.

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2 Ottobre 2011 - 12.38


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Cene eleganti? O orge e bunga bunga? Sesso con la

minorenne Ruby, o pietosa cura della nipote di

Mubarak, pagata perché non finisse a fare la

prostituta?

Mignottificio nazionale, o libera espressione del

pensiero liberale e berlusconiano, attraverso il

quale passando per il letto del Cavaliere si entra

direttamente nelle istituzioni?

E’ l’ora del processo, che dovrà stabilire una verità

penale del sistema bunga-bunga. Perché la verità

politica (che è quella che interessa di più) è da

tempo sotto gli occhi di tutti gli italiani.

Silvio Berlusconi è imputato per i suoi rapporti con

Ruby, ossia Karima El Mahroug, detta da se medesima

Ruby Rubacuori. Immigrata marocchina, scappata di

casa, arrivata ad Arcore, nel sotterraneo del bunga

bunga, tra colleghe nude e danzanti, ad appena

diciassette anni. Ecco le accuse.

La concussione: Berlusconi ha telefonato

personalmente in questura per ottenere indebitamente,

nel maggio 2010, il rilascio di Ruby, già così

ciarliera da vantarsi con i poliziotti increduli

della sua altolocata amicizia. Berlusconi telefona

per affannarsi a coprire, sostiene l’accusa, un altro

suo reato. Aver pagato la minorenne: banconote da 500

euro in cambio di sesso. Il reato si consuma anche se

la minore non viene toccata, ma soltanto “inserita”

in un contesto di scene sessuali. E il bunga bunga

che altro è? Spaventato, da Parigi Berlusconi “deve”

chiamare i poliziotti e convincerli affinché
Ruby sia affidata al “consigliere ministeriale”

(carica inesistente) Nicole Minetti.

C’erano i tempi tecnici per chiedere il processo

immediato, i pubblici ministeri l’hanno ottenuto:

perciò Berlusconi si ritrova sul solitario binario

del processo pubblico già avviato, nell’aula al piano

terra. Ma sei piani più su e a porte ancora chiuse,

Leggi anche:  Violenza sulle donne: forte aumento di richieste d'aiuto al numero anti-violenza del governo

davanti al giudice delle udienze preliminari, eccoci

viene esaminata la posizione penale del triumvirato

di Arcore, composto da Lele Mora, bancarottiere ora

ricoverato in ospedale, dopo tre mesi di carcere e un

collasso, titolare di un’agenzia di spettacolo;

Emilio Fede, direttore del Tg 4, amico o forse ex

amico di Berlusconi”; Nicole Minetti, consigliere

regionale pdl, e, a suo dire, cubista ed ex fidanzata

di Berlusconi. I tre sono accusati di sfruttamento e

favoreggiamento delle prostituzione anche minorile.

Di portare, cioè, “carne nuova” (espressione citata

in un’intercettazione) al “drago” (epiteto dell’ex

moglie Veronica Lario) appostato nella Villa Casati

Stampa.

Sistema bunga.bunga.
Gran parte delle prove d’accusa sono le stesse per

entrambi i processi. Ma le indagini sul secondo

binario procedono più “sciolte”. C’entrano con la

gestione degli appartamenti di via Olgettina, con le

“papi-girl”, con gli inviti e i “trasporti” alle

feste, con il giro dei soldi. Se il gup darà l’okay,

anche questo processo si terrà pubblicamente, e

comincerà entro l’anno. Non è difficile comprendere

perché questo doppio binario, fortemente voluto dal

procuratore aggiunto Ilda Boccassini, stia mettendo

apprensione nel mondo politico di centrodestra.

Perché non c’è riparo.

L’unica strada rimasta alla difesa Berlusconi per

bloccare il processo Ruby-Berlusconi non è

giudiziaria, è politica. È stato infatti sollevato,

grazie alla maggioranza parlamentare, il conflitto di

attribuzioni davanti alla corte costituzionale.

Berlusconi – sostiene la difesa – ha telefonato alla

questura nelle funzioni di presidente del consiglio e

non di “cliente” impaurito. Il 7 febbraio del 2012 la

Suprema Corte si riunirà per decidere se impedire ai

Leggi anche:  Violenza sulle donne: forte aumento di richieste d'aiuto al numero anti-violenza del governo

giudici di Milano di eventualmente assolvere o punire

Berlusconi. O se il caso deve passare al Tribunale

dei ministri.

Ma – questo è il punto cruciale del “processo

perfetto” – qualsiasi cosa potrà accadere al processo

Ruby-Berlusconi, che gli avvocati tenteranno di

ritardare in attesa della Corte, andrà nel frattempo

avanti il processo Ruby-Fede (più Mora e Minetti). E

siccome i testimoni sono in gran parte gli stessi,

siccome il sostituto Antonio Sangermano dovrà

affiancare Boccassini melò processo al premier e

Pietro Forno nel processo agli altri tre, non può

essere impedito quello che Berlusconi teme più di

qualsiasi altra cosa: la sfilata delle ragazze

davanti ai giornalisti di mezzo mondo, in un’aula

dove anche i suoi sostenitori potranno ascoltare gli

interrogatori e le ricostruzioni dei fatti. Dove le

accuse di concussione e sesso con minori a pagamento

possono trovare nuovi riscontri “in diretta”. Dove il

nervosismo dei Mora, Fede e Minetti, senza leader

accanto, può crescere e deflagrare.

I testimoni.
Basta citare tre casi di testimoni per comprendere il

senso della paura berlusconiana: Flavio Briatore,

Imane Fadil, Ambra e Chiara.

Briatore era ed è un teste a difesa. Uno che, lo

scorso autunno, davanti all’avvocato Ghedini,

sosteneva quanto fossero “eleganti” le cene di

Arcore. Bene, intercettato in primavera, mentre parla

con Daniela Santanché, racconta di un Lele Mora che è

in imbarazzo, perché deve continuare a portare donne

nonostante l’inchiesta. Si lamenta, Briatore, per il

premier “malato”. Aggiunge quanto avesse “ragione

Veronica”. In più, spiega all’amica sottosegretario

come Emilio Fede abbia “strozzato” Mora, arraffando

una ricca percentuale dei soldi ottenuti dal premier.

E Mora, in carcere, ha confermato. L’eleganza non

Leggi anche:  Violenza sulle donne: forte aumento di richieste d'aiuto al numero anti-violenza del governo

sembra molto di casa, ad Arcore.

Non basta. Da qualche settimane è scoppiata

l’inattesa “bomba” Imane Fadil, modella marocchina,

26 anni. É stata invitata più volte a casa del

premier, ha molti ricordi. È lei che racconta di

Minetti vestita da suora e di Katarina Knezevic, la

giovane fidanzata montenegrina del premier, coetanea

di Ruby Rubacuori, che ha una sorella maggiore, che

tiene in scacco il premier. Katarina ha confermato

quel “fidanzamento”, ha avvalorato la versione di

Imane, che ha presentato una pesantissima e

circostanziata querela contro Emilio Fede. Dalla

tribuna del Tg 4 le ha dato della bugiarda, ne ha

sollecitato l’arresto. “Vedremo chi è il bugiardo”,

s’infervora Imane, che vuole costituirsi parte

civile: “Parlerò solo attraverso atti giudiziari”.

E così siamo a quota tre parti civili. L’hanno già

fatto due ex concorrenti a miss Italia, che speravano

di diventare “meteorine”: Ambra Battilana e Chiara

Danese, anche loro in aula domani. Avevano da poco

diciott’anni quando si ritrovarono in un baccanale,

tra ragazze semisvestite che cantano “meno male che

Silvio c’è” e una porno-statua che passa a tavola.

Queste tre ragazze, più altre tre testimoni d’accusa,

più le intercettazioni costate meno di 30mila euro in

tutto, più vari riscontri, possono mettere Berlusconi

sotto luci inevitabili. Possono costringere di fatto

altre testimoni a chiedersi se vale la pena di

rischiare incriminazioni per “salvare” il premier in

difficoltà. La velocità delle indagini impedirà la

possibilità della prescrizione. Sta in questo,

appunto, il sarcasmo del “processo perfetto”. Cioè: è

senza scampo, se i reati saranno provati, e la

Procura ne è certa.

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