Bonsu, condannati i vigili razzisti
Top

Bonsu, condannati i vigili razzisti

A Parma sentenza di primo grado per le botte allo studente ghanese. La pena massima a Fratantuono e a Simona Fabbri, commissario capo.

Bonsu
Bonsu
Preroll

Desk1 Modifica articolo

3 Ottobre 2011 - 21.29


ATF

Meno di cinque ore in camera di consiglio. Poi, puntuale, alle 17.30 il giudice Paolo Scippa ha letto la sentenza di primo grado per gli otto vigili accusati del pestaggio e del sequestro del giovane ghanese Emmanuel Bonsu. Per la città di Parma, l’atto conclusivo di uno scandalo dai gravi risvolti razzisti. Ad ascoltare il verdetto, nell’aula affollata da toghe e telecamere ma non dal pubblico, c’erano solo due imputati. Curiosamente, quelli che hanno ricevuto la pena più alta e quella più lieve.

Le condanne. Pasquale Fratantuono, l’agente che si è fatto immortalare col ragazzo e gli ha consegnato una busta con sopra scritto “Emanuel negro”, è stato giudicato responsabile di tutti i reati e dell’aggravante di discriminazione razziale. La pena, 7 anni e 9 mesi di reclusione. Il pm Roberta Licci aveva chiesto 9 anni e tre mesi. “Ho scelto di non partecipare al processo perché non sarei stato in grado di sopportare la pressione psicologica – aveva dichiarato davanti al giudice con la voce rotta dal pianto – ho superato questa difficoltà perché volevo che lei sapesse che la violenza e il razzismo non appartengono alla mia cultura. Sono fermamente convinto di aver fatto il mio dovere nella prima operazione antidroga della mia vita. Mi è molto difficile parlare in questa aula e mi rammarica sapere che qualcuno ha sofferto come oggi soffro io nella convinzione che ho agito per fini diversi da quelli istituzionali”.

L’altro agente in aula, Graziano Cicinato, è stato assolto da tutti i capi di imputazione tranne che per il sequestro di persona, “limitatamente al trattenimento in cella di Bonsu e alla conseguente indebita costrizione”. Concesse le attenuanti generiche, prevalenti sulle aggravanti, è stato condannato a due anni di reclusione, pena sospesa e non menzione della condanna sul casellario giudiziale. Per lui, quindi, nessuna ipotesi di reclusione. Ma l’aspettativa era l’assoluzione: anche Cicinato farà ricorso in appello.

Pena pesante per l’ex vicecomandante Simona Fabbri: ritenuta responsabile di tutti i reati e delle aggravanti, senza concessioni di attenuanti, è stata condannata a 7 anni e sei mesi di reclusione. Come Fratantuono, è stata interdetta in perpetuo dai pubblici uffici. “Anche se la ricostruzione dell’accusa fosse corrispondente alla realtà dei fatti, cosa che contestiamo, questa pena è eccessiva e non proporzionata” è stato il commento del difensore Noris Bucchi.

Mirko Cremonini, l’altro vigile che doveva rispondere dell’aggravante della discriminazione razziale, si è visto concedere le attenuanti: per lui, 3 anni e sei mesi di reclusione e l’interdizione di cinque anni dai pubblici uffici.

Nessuna concessione all’ispettore Stefania Spotti, condannata per tutti i reati a sei anni e 8 mesi di reclusione e interdetta in perpetuo dai pubblici uffici. Andrea Sinisi e Giorgio Albertini sono stati condannati rispettivamente a 4 anni e 9 mesi e a 4 anni e 7 mesi di detenzione. A entrambi sono state riconosciute le attenuanti equivalenti alle aggravanti. Anche per loro, l’interdizione di 5 anni dai pubblici uffici. Infine, Marco De Blasi è stato condannato a 3 anni e 4 mesi, con attenuanti prevalenti, e all’interdizione di 5 anni. I due imputati presenti hanno lasciato l’aula in silenzio, senza rilasciare dichiarazioni.

Escluso il Comune dal risarcimento. Colpo di scena, poi, riguardo al risarcimento dei danni alla parte civile. Alla famiglia Bonsu è stata riconosciuta una provvisionale immediatamente esecutiva di 135mila euro (ne avevano chiesto 500mila), che gli imputati dovranno pagare in solido ma senza il responsabile civile, il Comune di Parma, giudicato estraneo ai fatti.

“Sarei soddisfatto se non si fossero verificati i fatti – il commento dell’avvocato dell’Amministrazione, Pierluigi Collura – quello che è successo quel maledetto giorno ha danneggiato tutti, la città, il Comune, il corpo dei vigili urbani. Nelle due condanne precedenti è già stato riconosciuto un risarcimento all’Amministrazione e in questo processo abbiamo mantenuto la stessa linea. Il giudice ci ha dato ragione. In ogni caso, è una sentenza che lascia l’amaro in bocca per quello che è successo”. Oltre ai 135mila euro, gli imputati dovranno pagare 23mila euro di spese legali alla famiglia Bonsu.

L’avvocato di parte civile Lorenzo Trucco si è invece detto “perplesso” per questo inaspettato rigetto della richiesta “aspettiamo però di leggere la motivazione. In questo processo comunque l’impianto accusatorio ha tenuto”. Il giudice depositerà le motivazioni della sentenza entro 45 giorni.

Mio figlio è innocente. – Preso d’assalto dai taccuini e microfoni, il protagonista della vicenda, Emmanuel, è rimasto chiuso dietro a un muro di sorrisi cortesi, sguardi fuggenti e silenzio. Il papà Alex ha dichiarato che per lui è importante che si sia trovata la verità “soprattutto sul fatto che mio figlio è innocente, non c’entra niente con droga o altro. Si è chiarito chi è colpevole e chi no”. Per la famiglia Bonsu è stato un processo lungo e pesante. Dopo tre anni, “non è cambiato niente”. Emmanuel soffre ancora delle conseguenze di quelle botte e quelle umiliazioni. Studia a Milano Scienze politiche, “ma per lui è difficile – dice il padre – non so cosa farà in futuro”.

Le conseguenze per i vigili – Vista la gravità delle pene, tutti gli imputati faranno ricorso al Tribunale d’Appello e, se in secondo grado non ci saranno stravolgimenti assolutori, probabilmente il processo finirà in Cassazione. L’unico vigile che non rischia il carcere o altre misure detentive è Graziano Cicinato, a cui è stata concessa la sospensione della pena. Gli altri, invece, per ottenere l’affidamento in prova ai servizi sociali dovranno vedersi scontare la pena definitiva a un massimo di tre anni. Altrimenti, come è successo a Calisto Tanzi, per gli agenti del caso Bonsu fra qualche anno potrebbero spalancarsi le porte di una cella.

Native

Articoli correlati