Quando le pietre le tirava Giuliano Ferrara
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Quando le pietre le tirava Giuliano Ferrara

E non solo lui. Anche i ministri La Russa e Maroni e il sindaco di Roma Alemanno sono stati giovani molto facinorosi.

Quando le pietre le tirava Giuliano Ferrara
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19 Ottobre 2011 - 14.18


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La Russa, Ferrara, Alemanno, persino Maroni: di big del centro-destra ce ne sono diversi e andando un po’ indietro negli anni li ritroviamo con spranghe e pietre in mano. Il giorno dopo che il ministro dell’Interno Roberto Maroni annuncia alle Camere le misure restrittive anti disordini, è possibile vedere una sfilza di scatti che immortalano i sostenitori della “linea dura” intenti in vigorose proteste.


Ferrara in ieri in prima linea col Pci

Giuliano Ferrara, oggi direttore del Foglio, ieri in prima linea nella lotta studentesca, qualche anno più tardi responsabile del servizio d’ordine del Pci.
Nell’immagine di prima pagina il giornalista è davanti all’Università di Torino, anno 1977, e sta scaricando manici di piccone assieme ad altri compagni. Il giovane Ferrara si sta preparando a risolvere “una bega interna alla sinistra”. “Il 2 marzo di quell’anno la Fgci le aveva prese dai compagni di Lotta Continua e dell’Autonomia. Il giorno dopo gli uomini del servizio d’ordine del Pci e della Cgil capitanati da Ferrara scaricano da un furgone manici di piccone da distribuire ai compagni. Per qualche ora, sulla scalinata e nell’atrio del Palazzo Nuovo, le due sinistre se le suonano di santa ragione”.

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C’è da aggiungere che tra gli avversari di Giulianone sembra che ci fosse Gad Lerner, all’epoca militante e giornalista di Lotta continua a Torino. Lerner, però, nega di essere stato presente quel giorno agli scontri dell’università, e racconta che invece pubblicò quelle foto per il quotidiano di Lotta continua.


Non erano black bloc, ma…

Ferrara era uno che aveva dimestichezza con certe cose, a giudicare dalle testimonianze fotografiche. In un’altra immagine eccolo nel 1968, con un bastone in mano nella “battaglia” di Valle Giulia.

Certo, una bella differenza con i black bloc che a viso coperto vanno a devastare città.


Il giovedì nero di La Russa

Anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa, allora segretario provinciale del Fronte della gioventù, che marcia in prima fila in un corteo non autorizzato del Msi. Siamo a Milano. E’ il 12 marzo del 1973, passato alla storia come il “giovedì nero”. Quel giorno, durante la manifestazione non autorizzata del Msi, partirono dal corteo due molotov, una delle quali uccise il poliziotto 22enne Antonio Marino.

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Un sindaco in corteo

Anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che oggi vieta con un’ordinanza i cortei nella capitale, ha qualcosa da dimenticare. Fotografato con il megafono in mano (accanto a lui un giovane Gasparri), davanti all’università La Sapienza durante un’occupazione, ha continuato a fare politica “attiva” almeno fino al 1989.
Nella capitale arrivava allora George Bush padre, Alemanno e altri provarono a bloccare il corteo presidenziale: fu inseguito, caricato e arrestato.


Quando Maroni addentò il poliziotto

E poi ci sono quelli della Lega, partito di lotta (prima) e di governo (poi). Tra questi spicca il ministro dell’Interno Maroni che in un passato non tanto remoto (è il 1996) impedì alla Digos, assieme agli altri colonnelli della Lega, di entrare a perquisire la sede milanese del partito. Secondo le cronache giudiziarie “Bobo” afferrò per le gambe un sovrintendete e un ispettore capo intervenuto in soccorso del primo, azzannandolo ai polpacci. Questa la descrizione de Il Fatto, che però non finisce qui: “L’ispettore”, racconta il quotidiano, “sarebbe stato poi strattonato ‘violentemente da Bossi che gli avrebbe strappato il giubbino e la giacca d’ordinanza”.

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