Incatenati ad una vita difficile da vivere
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Incatenati ad una vita difficile da vivere

A Trapani, un uomo si incatena, nella solitudine più totale, di fronte la Prefettura, per rivendicare il diritto al lavoro e al pagamento di 15 mesi di stipendio arretrato.

Incatenati ad una vita difficile da vivere
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27 Ottobre 2011 - 15.10


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di Maria Emanuela Ingoglia

Disperazione. E’ quella che leggiamo sui volti delle tante donne e dei tanti uomini a cui è stato tolto il sogno della normalità. La normalità di una vita tranquilla fatta di cose semplici, di lavoro, di routine, di dignità.
Disperazione a Trapani se ne incontra tanta, si legge nei volti dei cittadini che con cadenza quasi giornaliera si alternano davanti al Palazzo del Governo per chiedere, manifestando, ciò che in realtà dovrebbe spettare loro per diritto, il lavoro.

Anche questa mattina la disperazione è stata la forza che, nonostante la pioggia battente, ha spinto un uomo a incatenarsi, nella solitudine più totale, di fronte la Prefettura, per rivendicare il diritto al lavoro e al pagamento di 15 mesi di stipendio arretrato.

Carlo Caradonna, marito e padre di due bambini, operato di duplice bypass coronarico, dopo venti anni di lavoro al Cefop – Centro di formazione professionale, è stato posto in cassa integrazione in deroga, restando senza lavoro e, come se non bastasse, senza aver ricevuto il pagamento di sei mesi di stipendio arretrato e le nove mensilità di cassa integrazione.
Cosa è che dovrebbe montare… rabbia, depressione, disperazione, delusione? O forse tutte queste cose messe insieme.

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Carlo Caradonna, stamani, invece, mostrava calma, estrema gentilezza e profonda gratitudine nei confronti del commissario capo della Digos della Questura di Trapani che lo ha ricevuto, nei confronti dei giornalisti e di chi lo ha ascoltato, prendendosi cura, seppur per pochi istanti, dei suoi problemi.
Una mattina trascorsa sotto la pioggia, senza un riparo, tra interesse ma anche tra tanta indifferenza.

Catena nuova di zecca con un’estremità legata al tronco di un albero e l’altra intorno alla sua vita, barba incolta, non per far “aria trasandata radical chic”, ma di chi patisce un disagio, con i solchi di preoccupazione e mortificazione sul volto e con la pesante decisione di protestare anche attraverso il gesto estremo di sospendere le cure farmacologiche per il cuore.
La speranza di Carlo Caradonna è quella “di essere ricevuto dalla Prefetta affinchè, una volta ottenuto l’incontro, si possano anche trovare soluzioni” perché nonostante tutto i cittadini nelle Istituzioni nutrono ancora grande fiducia e rispetto, ed è proprio nelle sedi del Governo che cercano le risposte alle loro domande, il rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione.
Come lui a Trapani, in Sicilia, migliaia di lavoratori della formazione professionale e, in particolare del Cefop, ente di formazione fino a poco tempo fa accreditato con la Regione Sicilia, attendono da troppo tempo stipendio e certezze sul loro futuro occupazionale.

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Non tutti hanno il coraggio di mostrarsi incatenati e mortificati ma a Palermo sono scesi in piazza infinite volte per manifestare e rivendicare, prima di tutto, il rispetto della loro dignità professionale.

“Quelli che… lavorano al Cefop ma non prendono 1 euro da quasi sette mesi”, è un gruppo che su Facebook conta numerose adesioni. La descrizione degli amministratori del gruppo dice “Questo gruppo nasce dalla disperazione mia e di alcuni colleghi. Esso ha come obiettivo quello di fornire un aiuto psicologico ed emotivo nei momenti tristi e pesanti come questo. Confucio diceva: Cchiù scuru i menzanuotti un po’ fari… ma qui ormai siamo alla notte più profonda”.
Una notte profonda che, qui a sud del sud, consegna al nuovo giorno diritti andati perduti, donne e uomini incatenati ad una vita difficile da vivere.

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