Crolla il ponte sullo Stretto di Messina. Salvato il ferry boat
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Crolla il ponte sullo Stretto di Messina. Salvato il ferry boat

Alla Camera passa una mozione dell'Italia dei Valori. Stop ai fondi. Ora c'è da calcolare lo spreco in studi e progetti. [Onofrio Dispenza]

Crolla il ponte sullo Stretto di Messina. Salvato il ferry boat
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

28 Ottobre 2011 - 12.00


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di Onofrio Dispenza

Era il 2000 e Silvio Berlusconi, ospite di Vespa, alla lavagna, dava i numeri. Nel caso specifico, dava i numeri della realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina: 9.900 miliardi di lire, 4.500 dei privati; 1.000 dall’Europa, e 3.500 dalle casse nazionali.

27 ottobre 2011 alla Camera dei Deputati passa una mozione dell’Italia dei Valori che dice “Stop!” ai fondi per il ponte sullo Stretto. Il documento impegna il Governo a sopprimere i finanziamenti (un aumento di capitali, in verità, non un finanziamento diretto, perché un progetto definitivo non c’è, dopo tante chiacchiere) previsti per la realizzazione dell’opera. L’incubo sembra finito, il progetto destinato al cestino della carta straccia.

Lancio l’idea di fare del 27 ottobre una giornata di festa contro gli sprechi, gli intrallazzi,le bugie e le prese per il culo. Ogni 27 ottobre si potrebbero organizzare scampagnate o meglio gite sullo Stretto, a bordo dei traghetti, eredi dei vecchi ferry boat. Si potrebbe andare su e giù da Messina a Villa San Giovanni e da Villa san Giovanni a Messina, mangiando una buona arancina e lasciandosi investire dall’aria fresca e ventilata dello Stretto.

Sembra dunque archiviata per sempre l’idea furba e generosa (con le persone giuste…) di cancellare l’Isola con la falsa idea che si diventava Europa soltanto realizzando un incerto ponte (magari con cemento depotenziato procurato da ditte legate alla mafia, in una zona altamente sismica e con correnti mitiche…) tra Sicilia e Calabria. Resta da capire quanto è costata fin qui la brillante idea che è passata di mano in mano, da potente politico a politico potente, ciascuno con codazzo di esperti, consulenti e imprenditori di non provata etica.

Resta da capire quanto si poteva fare con i soldi sprecati in studi e società ad hoc: strade, linee ferroviarie veramente europee, recupero del territorio… Prima o poi, i numeri verranno fuori. A darli, questa volta, probabilmente non sarà Berlusconi, e nuovamente da Vespa, inossidabile e affidabile neo. Probabilmente anche lui sarà presto archiviato, con le scartoffie del Ponte.

“Dio salvi il ferry boat!”, dicevo tra me e me ogni qualvolta tornavo dai miei e mi godevo 20 minuti di aria sul ponte del traghetto, pescando nella memoria le immagini dell’anno prima e dell’anno prima ancora, fino a risalire a quei traghetti presi da bambino, col parapetto alto e da scavalcare con gli occhi solo se ti mettevi sulla punta dei piedi. “Dio ha salvato il ferry boat!”, ripeto adesso, e sono felice. Felice come quel ragazzo che ricorda Livio Grì in “Ferribò”. Il ragazzo che raccontava di suo nonno, marinaio bambino del primo traghetto che assicurò il servizio pubblico tra Scilla e Cariddi. Era il 1 novembre del 1889.

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