La mafia minaccia gli amministratori locali
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La mafia minaccia gli amministratori locali

Nel 2010 le intimidazioni sono state 212, diciotto ogni mese. Il picco in Calabria, seguono Sicilia e Campania.

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2 Dicembre 2011 - 17.19


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Nel 2010 sono state 212 le intimidazioni di stampo mafioso ai danni di amministratori, politici e assessori in tutta Italia, una media di 18 casi al mese, uno ogni giorno e mezzo. E’ quanto emerge dal rapporto ‘Amministratori sotto tiro curato dall’associazione ‘Avviso Pubblicò. Al primo posto c’è la Calabria con 87 episodi di intimidazioni, seguita da Sicilia (49), Campania (29) e Sardegna (25). Nel Lazio sono state 5 le minacce a personaggi della politica locale, 3 in provincia di Latina, una in quella di Roma e una in quella di Viterbo. Non sono esenti da minacce neanche le amministrazioni straordinarie dei comuni commissariati, ne è esempio quella di Fondi. «Anche il Lazio è un territorio dove bisogna tenere la guardia particolarmente alta», ha commentato il presidente di Avviso Pubblico e sindaco di Certaldo Andrea Campinoti.

Secondo i dati parziali del 2011 la Calabria risulta ancora la Regione più colpita con 26 intimidazione mafiose dall’inizio dell’anno. Non sono mancati episodi anche nel Centro Nord, come a Ventimiglia, in Liguria e per la prima volta in Toscana, nei confronti del sindaco di Follonica, in provincia di Grosseto. In tutta Italia sono 46 gli amministratori che hanno pagato con la propria vita l’impegno di buon governo. Il triste elenco si apre con Emanuele Notarbartolo, direttore del Banco di Sicilia e ex sindaco di Palermo ucciso nel 1893 e si chiude con Angelo Vassallo, sindaco di Pollica morto nel 2010. «In Italia ci sono centinaia di persone che ogni giorno cercano di affermare i principi di buona amministrazione e per questo mettono a repentaglio la propria vita – continua Campinoti – Lo Stato deve tutelare queste persone e la comunità locale non deve lasciarli soli, superando anche le rivalità politiche. La battaglia alle mafie è una battaglia da cui nessuno può tirarsi indietro». Alla presentazione del rapporto è intervenuto anche il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti.

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