Doveva essere una catastrofica invasione sulla scia delle rivoluzioni in Tunisia e in Egitto e a causa del conflitto libico. Secondo stime dell’agenzia Frontex all’inizio dell’anno si parlò di un milione e mezzo di migranti in fuga verso coste italiane. Allarme nazionale ad uso politico. Certo, nel 2011 sono aumentate le operazioni di soccorso in mare che hanno fatto arrivare in Italia i profughi. E sono aumentati i migranti in fuga dalle guerre o dalla fame. Sessantamila il numero complessivo, e viene da chiedersi se le previsioni di invasione siano state soltanto una toppa degli analisti o un artificio voluto. I numeri parlano chiaro. Si è passati dai 13.900 sbarchi del bennio 2009/2010 ai 60.656 cittadini stranieri giunti via mare da gennaio a settembre.
Tra questi, sono 4.856 i profughi accolti dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati nei primi 9 mesi del 2011. Il 76% sono uomini, la nazionalità più rappresentata è quella afgana (14%), seguita dalla somala (13%), eritrea (11%), nigeriana (8%) e pakistana (6%). Sono i dati forniti dal Rapporto annuale del “Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati” (SPRAR). Il rapporto fotografa le attività di accoglienza realizzate dagli enti locali in collaborazione con le realtà di terzo settore. Tra i beneficiari dell’accoglienza nei posti dello Sprar, la maggioranza ha ricevuto la protezione sussidiaria (34%), i richiedenti asilo sono il 30%, ha la protezione umanitaria il 16% e il 20% sono rifugiati che hanno già ottenuto l’asilo politico.