La Chiesa si pente dell'esenzione Ici
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La Chiesa si pente dell'esenzione Ici

Il presidente dei vescovi disposto ad affrontare la questione dell'esenzione Ici, ma l’entità del patrimonio immobiliare della Chiesa rimane uno dei misteri del Paese. <br>

Bagnasco
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11 Dicembre 2011 - 12.00


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di Francesco Peloso

“Non vi sono da parte nostra preclusioni pregiudiziali circa eventuali approfondimenti volti a valutare la chiarezza delle formule normative vigenti, con riferimento a tutto il mondo dei soggetti no profit, oggetto dell’attuale esenzione”. Attraverso questa contorta e faticosa  espressione il presidente dei vescovi italiani alla fine ha detto che sì, la Chiesa è disposta a discutere –e quindi a rivedere– il regime di esenzioni dall’Ici, la futura Imu, di cui godono le attività commerciali gestite da istituzioni ecclesiastiche.

Ancora, ha spiegato l’arcivescovo, “se vi sono dei casi concreti nei quali un tributo dovuto non è stato pagato, che l’abuso sia accertato e abbia fine”. E’ una piccola svolta già preannunciata nei giorni scorsi da una prima ammissione fatta dal Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, per il quale la questione era appunto da “studiare e approfondire”. E poi c’è stato il pronunciamento del ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi, cattolico doc, secondo cui le trasgressioni degli enti religiosi andavano scovate caso per caso e punite.

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Ma Bagnasco ha aggiunto anche un altro concetto: “in linea di principio –ha detto– la normativa vigente è giusta, in quanto riconosce il valore sociale delle attività svolte da una pluralità di enti no profit e, fra questi, degli enti ecclesiastici”. “Questo è il motivo –ha poi aggiungo– che giustifica e al tempo stesso delimita la previsione di una norma di esenzione”. Insomma il “limite” viene infine riconosciuto e allo stesso tempo c’è una chiamata di correità per tutte le altre organizzazioni e associazioni beneficiarie della normativa.

Tuttavia la cosa riguarda in modo specifico la Chiesa che – attraverso le sue infinite diramazioni – è accreditata di possedere circa il 20% del patrimonio immobiliare nazionale. Le perdite derivanti dall’esenzione dell’Ici variano di conseguenza, a seconda delle stime, da 400 a700 milioni di euro l’anno. Si tratta però di calcoli ancora approssimativi. Su tutta la questione, intanto, è stato interpellato anche il Presidente del Consiglio al termine del vertice europeo svoltosi a Bruxelles.

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“Mi limito a dire  – ha ricordato diplomatico Mont i– che nessuna decisione è stata presa sugli immobili della Chiesa e sì, sono informato che c’è una procedura europea aperta”. Si tratta dell’indagine per violazione della concorrenza in cui sarebbe incorsa l’Italia proprio in ragione delle esenzioni fiscali in favore delle attività commerciali gestite dalla Chiesa. Sul piano politico, poi, il mezzo via libera dato anche da Berlusconi (‘su Ici e Chiesa c’è libertà di voto nel Pdl’) –oltre che dai partiti di centrosinistra– in merito a un eventuale emendamento diretto a rivedere la legge, ha certo accelerato le cose.

I vertici ecclesiali già da qualche giorno avevano capito che il clima nelle aule del Parlamento stava cambiando. Di certo la folta pattuglia filo-cattolica – da Buttiglione a Fioroni, dalla Gelmini a Lup i– sta operando dietro le quinte per evitare il peggio, e tuttavia non è un mistero che si lavora a un emendamento capace di accogliere almeno in parte le contestazioni.


Gaetano Quagliariello, Pdl, ha rilevato che le esenzioni non toccano solo la Chiesa e che, in ogni caso la discussione deve avvenire “senza trasformare la dolorosa discussione su una manovra molto dura nell’ennesima battaglia anticlericale”. Il capogruppo dell’Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario, ha osservato: “se non ci sono pregiudiziali né da parte della Cei né da parte del Governo, si passi presto dalle parole ai fatti”. E ancora Mario Staderini, leader dei radicali italiani, ha voluto rispondere all’arcivescovo di Genova: “al Cardinal Bagnasco vorrei ricordare che c’è poco da discutere o puntualizzare: una legge italiana non deve essere certo contrattata con la Cei.

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Il Parlamento deve semplicemente eliminare l’esenzione per chiunque svolga attività commerciali”. E’ emerso poi –a destare ulteriore sconcerto– che gli immobili ecclesiastici sono stati pure esclusi dalla rivalutazione delle rendite catastali nella manovra economica. Sullo sfondo, ora, rimangono le veementi battaglie della stampa cattolica che per mesi ha denunciato la campagna ‘laicista’ e strumentale sulle esenzioni fiscali messa in piedi per gettare discredito sulla Chiesa.

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