Centrale del Mercure: tutti i rischi della riapertura
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Centrale del Mercure: tutti i rischi della riapertura

La struttura si trova nel Parco nazionale del Pollino, in una zona a protezione speciale, vincolata sia da norme nazionali che comunitarie.

La centrale Enel di Mercure.
La centrale Enel di Mercure.
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20 Dicembre 2011 - 16.49


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L’on. Angela Napoli, ha presentato una interrogazione parlamentare sulla Centrale nella Valle del Mercure che l’Enel vorrebbe riaprire e riconvertire a biomasse.

E’ dal 2000 che sul progetto, si alternano dure prese di posizioni, soprattutto da parte delle associazioni ambientaliste, ad eccezione della Regione Calabria e del Comune di Laino Borgo. La Regione non solo ha espresso parere favorevole al progetto, ma ha taciuto fino ad oggi di fronte alle innumerevoli anomalie riscontrate, soprattutto per quanto riguarda la mancanza di uno studio serio d’incidenza. Il Comune di Laino Borgo ha ritirato un precedente parere sfavorevole, sostenendo il progetto. Con l’Enel poi, ha dato incarico a tre specialisti di elaborare uno studio che indichi quali e quanti rischi la centrale provocherebbe alle popolazioni residenti. Lo studio finanziato dall’Enel garantisce che non vi siano rischi, mentre proprio Malitalia ha tirato fuori un vecchio e precedente studio in cui altri specialisti evidenziavano quali sono i rischi di una centrale, di qualsiasi natura, considerando che oggi la struttura si trova nel Parco nazionale del Pollino, in una zona Zps (a protezione speciale), vincolata sia da norme nazionali che comunitarie. Malitalia aveva pure documentato con un ampio reportage l’area della Valle del Mercure, oltre a sollevare il “caso” di una Centrale in un parco protetto. Intanto gli oppositori al progetto, dopo più di 9 anni di battaglia, cominciano a gioire per il crescente interesse sull’argomento.

Ecco il testo dell’interrogazione della Napoli:

Interrogazione a risposta scritta

Al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e al Ministro dello Sviluppo Economico;

Per sapere – Premesso che:

– nell’ottobre 2010 l’Enel ha ottenuto dalla regione Calabria l’autorizzazione per il progetto di riattivazione, con conversione a biomasse, della centrale del Mercure, impianto costruito negli anni ‘60 nel territorio del comune di Laino Borgo (CS), completamente inattivo da oltre 12 anni;

– avverso tale improvvido provvedimento hanno avanzato autonomi ricorsi presso il TAR di Catanzaro la Regione Basilicata, l’Ente Parco Nazionale del Pollino, i comuni di Rotonda (PZ) e Viggianello (PZ), nonché l’Associazione ambientalista WWF, mentre l’Associazione Italia Nostra ha presentato un ulteriore ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, a significare l’avversione al progetto, negativo sotto ogni punto di vista, compreso quello economico-occupazionale, testimoniato anche dalle imponenti manifestazioni popolari che hanno mobilitato migliaia di persone, per difendere i propri diritti ed interessi e a tutela di una delle aree protette tra le più belle d’Italia;

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– la centrale è, infatti, ubicata all’interno di un’area doppiamente protetta a livello nazionale e comunitario (Parco Nazionale del Pollino e Zona di Protezione Speciale –ZPS- Pollino e Orsomarso -IT 9310903);

– la potenza elettrica prevista per la centrale del Mercure è di 41Mwe, che ne farebbe una delle centrali del genere più grandi d’Europa; la biomassa necessaria ad alimentarla è nell’ordine delle 400-500.000 tonn/anno, da trasportare, per impervie strade di montagna ,già ora insufficienti per il normale traffico veicolare, con circa 150 grossi TIR che quotidianamente dovrebbero transitare su tale rete viaria, all’interno dell’area protetta;

– le emissioni di questo enorme ed insostenibile traffico veicolare andrebbero ad assommarsi all’impatto inquinante determinato dalla combustione della biomassa (emissione di particolato, metalli pesanti, diossine ed altri composti tossico-nocivi) e dai vari scarichi della centrale, il tutto con grave nocumento per l’ambiente protetto del Parco del Pollino, la sua biodiversità, le specie vegetali ed animali protette, tra tutte la lontra, animale protetto da norme internazionali perché in via di estinzione e per questo obiettivo specifico anche di un progetto di tutela del Ministero dell’Ambiente;

– ai rischi per l’ambiente e le specie protette, animali e vegetali, presenti nell’area, vanno aggiunti quelli, assolutamente inaccettabili, anche per la salute delle popolazioni residenti, legati alle emissioni aeree e al loro persistere all’interno della Valle del Mercure, dotata di scarsa ventilazione e caratterizzata, con elevata frequenza, dal fenomeno atmosferico dell’inversione termica che provoca un ulteriore ristagno d’aria, e dunque degli inquinanti, a livello del suolo, agendo, in pratica, come fattore moltiplicativo dei rischi per la salute da inalazione di inquinanti per la popolazione che nella Valle del Mercure vive e risiede;

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– per ottenere una positiva Valutazione di Incidenza (VI) per il progetto, l’Enel ha presentato, ai competenti Uffici di Calabria e Basilicata, uno Studio di Impatto Ambientale (SIA) che comprende anche una valutazione dell’impatto dell’opera sull’ambiente e sulla salute delle popolazioni residenti;

– un aspetto nodale di tale documentazione riguarda il microclima della valle del Mercure, fattore ovviamente condizionante della persistenza e della propagazione degli inquinanti (tra i quali particolato fine e ultrafine, NOx, SOx, diossine) emessi dalla centrale in caso di una sua riattivazione;

– per valutare questo aspetto, l’Enel, anziché effettuare studi e misurazioni delle condizioni climatiche della Valle del Mercure, le mutua da una valle diversa e distante oltre 10 chilometri da quella del Mercure, assumendone come analoghe le caratteristiche;

– recentemente è stato reso noto dai mezzi di informazione che l’Enel aveva, in realtà, a disposizione uno studio specifico sulla valle del Mercure, finalizzato alla possibilità di convertire la centrale da olio combustibile a carbone, fin dal 1987; studio da essa stessa finanziato e commissionato dall’Amministrazione dell’epoca di Laino Borgo. In tale studio, prescindendo dal motivo per cui fu eseguito, irrilevante ai fini di quello che di seguito si evidenzia, viene bene dettagliata la situazione microclimatica della Valle del Mercure, in cui viene messo in evidenza proprio il fenomeno dell’inversione termica e viene altresì evidenziato il regime dei venti prevalenti nella Valle del Mercure, sostanzialmente dissimile, perché sensibilmente più debole, da quello vigente nella Valle di Latronico;

– che nello studio del 1987 viene pure sottolineata l’impossibilità per la rete viaria, che dall’epoca non risulta abbia subito significativi rifacimenti, a sostenere il carico di camion previsto per trasportare il combustibile al sito della centrale, tanto che viene avanzata la richiesta/necessità della costruzione di una ulteriore arteria stradale dedicata;

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– che, oltre che le condizioni climatiche, anche l’aumento del traffico veicolare previsto nella relazione del 1987 è assimilabile a quello che si determinerebbe con la riattivazione della centrale alla luce dell’attuale progetto di riconversione della centrale;

– che, dunque, alcune tra le più gravi preoccupazioni da anni avanzate da più parti, nei confronti dell’attuale progetto di riconversione della centrale del Mercure, trovano puntuale conferma nella relazione del 1987, finanziata proprio dall’ Enel:

– quali iniziative, ove quanto divulgato dai mezzi di informazione sull’esistenza di uno studio sulla Valle del Mercure fosse fondato, i Ministri interessati intendano prendere per chiarire per quali motivi l’Enel abbia fatto ricorso nello Studio di Impatto Ambientale (SIA), presentato ai competenti Uffici della Regione Calabria e Basilicata e fondamentale per l’iter autorizzativo, a dati microclimatici di una valle diversa da quella del Mercure, pur disponendo di quelli relativi a quest’ultima, ancorché in evidente contrasto con le tesi proposte dall’Enel nello Studio di Impatto Ambientale;
– quali ulteriori iniziative si intendano adottare per impedire i gravi rischi per la salute che le popolazioni dell’area subirebbero a motivo delle condizioni microclimatiche che caratterizzano la Valle del Mercure, qualora la centrale dell’Enel venisse riattivata, per come si può dedurre anche dalla relazione commissionata nella seconda metà degli anni “80 dall’Amministrazione di Laino Borgo e finanziata da Enel;

– quali interventi i Ministri interessati intendano assumere per impedire che tali rischi derivanti dalle emissioni della centrale vengano viepiù aumentati dall’inquinamento prodotto dall’imponente traffico veicolare previsto per il trasporto di biomassa all’interno dell’area protetta del Parco del Pollino, situazione che creerebbe, inoltre, una insostenibile congestione della viabilità interna ed autostradale, rischio pur esso segnalato nello studio finanziato dall’Enel nel 1987;

– se, tutto considerato, non sia il caso di porre in essere una immediata moratoria del progetto dell’Enel per eseguire i necessari approfondimenti a tutela della salute delle popolazioni della Valle del Mercure e dei loro legittimi diritti ed interessi.

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