Migranti laboriosi e sfruttati. Gli stranieri lavorano prima, vivono del proprio lavoro ma guadagnano meno degli italiani. E’ questo, in sintesi, il quadro che emerge dall’indagine Istat “I redditi delle famiglie con stranieri”, presentato dall’Istituto di statistica, congiuntamente con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. La quota di stranieri che tra i 15 e i 64 anni percepiscono un reddito da lavoro è infatti più elevata di quella degli italiani: una differenza che si manifesta soprattutto tra i più giovani, visto che il 52,5% degli stranieri tra i 15 e i 24 anni percepisce un reddito, contro il 32,1% degli italiani. Differenza significativa anche tra i più anziani: il 67,8% degli stranieri tra i 55 e i 64 anni ha un reddito da lavoro, contro il 47,3% dei coetanei italiani. Le donne straniere in coppia con figli hanno invece un reddito da lavoro meno frequentemente delle italiane nelle stesse condizioni (47,5% contro 57,3%).
Fatichi di più guadagni di meno. I lavoratori stranieri guadagnano meno degli italiani: il loro reddito è infatti poco superiore a 1 terzo di quello degli italiani, visto che la metà guadagna meno di 960 euro, contro i 1.360 euro in media degli italiani. E se tra questi ultimi il reddito da lavoro dei laureati è 75% in più rispetto a quello dei lavoratori con licenza elementare, tra gli stranieri la differenza si riduce all’8%. Il 90,6% delle famiglie con soli stranieri ha un reddito derivante solo da lavoro, contro il 63,8% degli italiani. Il reddito netto annuo delle famiglie con stranieri è di 14.469 euro (1.200 euro al mese, 1.033 per le famiglie con soli stranieri): il reddito delle famiglie straniere è il 56% di quello di famiglie italiane, se al reddito netto si aggiungono i fitti figurativi e se ne calcola il valore equivalente. I lavoratori stranieri con redditi più simili agli italiani sono polacchi (65,4%), peruviani (64,7%) e filippini (59,2%); i più distanti sono i redditi di ucraini (42,9%), indiani (48%), marocchini (50,3%).
L’assimilazione lentamente paga. Le condizioni economiche migliorano con la permanenza in Italia: chi sta in Italia da oltre 12 anni guadagna circa il 40% in più di chi sta in Italia da meno di 2 anni. Infine, il rischio di povertà riguarda 43,9% di famiglie con stranieri, il 49,1% delle famiglie con soli stranieri, il 32,7% delle famiglie miste e il 17,4% di famiglie italiane. “Questo dato ci colpisce particolarmente – ha detto Cecilia Guerra, sottosegretario al Welfare del ministero del Lavoro – come pure l’ indicatore sulla grave deprivazione, che riguarda il 19,7% delle famiglie con soli stranieri e il 6% delle famiglie italiane. Di contro, l’intensità di lavoro molto bassa (meno 20 ore a settimana) è più alta tra famiglie con soli italiani: questo ci fa molto riflettere – ha commentato la Guerra – perché i dati sembrano incompatibili: si lavora di più ma si rischia maggiormente la povertà. Siamo di fronte a lavoro meno remunerativo, maggiori discriminazioni: sono dati da cui derivano moltissimi suggerimenti per la politica”.