Tir selvaggio ha il morto: forconi siciliani, tentazioni forcaiole
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Tir selvaggio ha il morto: forconi siciliani, tentazioni forcaiole

Ad Asti una autotrasportatrice esasperata travolge e uccide un collega. Legittima la protesta, discutibili le ragioni, inaccettabili i modi. Tutti lavoratori quelli sulle barricate?

Tir selvaggio ha il morto: forconi siciliani, tentazioni forcaiole
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24 Gennaio 2012 - 09.10


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Si comincia male. C’è una vittima nella mobilitazione dei Tir che da ieri blocca l’Italia. Un manifestante è stato investito e ucciso da un Tir di fronte a uno dei presidi organizzati dalla protesta sulla statale 10 in prossimità del casello di Asti dell’autostrada per Piacenza. Il fatto è stato confermato da Trasporto unico, l’organizzazione sindacale che ha indetto la protesta. Il conducente dell’autoarticolato investitore, una donna di nazionalità tedesca, è in stato di fermo per omicidio colposo. Sulla base dei primi riscontri della polizia stradale, si tratterebbe di un incidente, ma sono in corso ulteriori accertamenti per capire se la vittima, anch’egli autista di tir, sia stato investito accidentalmente durante una manovra o, invece, in un tentativo di aggiramento o forzatura del blocco da parte dell’autista tedesca.

Ciò che non convince. C’è qualcosa che non convince in tutto quanto sta accadendo in questo giorni nel mondo del lavoro autonomo e dell’autotrasporto in particolare. Certo, ogni categoria ha le sue pene. Stupisce, se mai, l’averle trasformate in rabbia soltanto adesso. Beh, sì, i carburanti hanno raggiunto prezzi indecenti, le autostrade sono le più care d’Europa. Vero. Un po’ più oggi, ma altrettanto ieri. L’autotrasporto soffre ma, alla fine, scarica sul destinatario finale i suoi maggiori costi: cioè su di noi. Siamo o non siamo una dei paesi al mondo che trasporta più merce su gomma rispetto alla rotaia? Forse qualche scarsa lungimiranza precedente, qualche privilegio concesso dalla politica di favole nei confronti dell’autotrasporto nazionale, e non c’era ancora Marchionne, oggi presenta il conto. Salato, ma da dividere tra molti. Viene il tempo.

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Strategia raffinata. Dividere fisicamente il Paese come avvenuto ieri, più che una circostanza d’esasperazione, fa sorgere il sospetto di una strategia, di un progetto. Troppo articolate, strategiche, le scelte sui presidi stradali spesso mobili e funzionali all’andamento dei flussi di traffico. A creare maggior disagio possibile. Tanto da spingere il governo a valutare una linea dura di risposta. Minaccia di sanzioni e interventi che che sembrano però turbare la l’ala dura del movimento di protesta. Sigle minori che sembrano ormai sfuggite di mano all’Unatras, l’unione nazionale di autotrasporto. “Soltanto una sigla del settore -denuncia il resto delle maggiori organizzazioni sindacali- a cui non si può attribuire la rappresentatività delle imprese”. Insomma, una rabbia altalenante con sconti o rincari di rabbia sulla base del governo di turno. Puzza.

Viminale preoccupato. Era prevedibile che ci sarebbero state manifestazioni, ammettono al ministero, me ciò che sta accadendo è molto forte e sta provocando molti danni a tutto il Paese. Altro timore, espresso dal ministro degli interni Annamaria Cancellieri, “L’aggregazione di altre forme di dissenso anche di altre categorie che potrebbero saldarsi con scontentezze varie”. Una specie di rivolta a macchia di leopardo sia geografico sia di istanze ribellistiche. Allarme insomma per i possibili spazi concessi dalla situazioni ai facinorosi, vuoi per intento politico vuoi per gruppi organizzati dell’antistato. Infiltrazioni mafiose e camorristiche già denunciate come probabili e memorie lontane di movimenti populisti alla “Boia chi molla” per non arrivare alle più tragiche serrate dell’autotrasporto nella tragedia cilena del governo Allende.

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Anche i Taxi hanno le loro ragioni. Intanto perché sono stati costretti e comprare la loro licenza, salvo casi eccezionali, a caro prezzo. Concessione da TFR consentita a fil di legge. Ok, era la prassi e ora qualcuno rischia di vedersi svalutato quel capitale su cui contava per la vecchiaia. Chiedere attenzione e compensazioni è più che corretto. Bloccare migliaia di gente che viaggia per lavoro a stazioni e aeroporti, molto meno. Poi alcuni misteri dolorosi mai risolti dai viaggiatori di mezzo mondo. Primo, perché non avere il costo della corsa stampato sulla striscetta di carta dello scontrino fiscale come a New York? Due, quando riuscirà la categoria a fare pulizia in casa cacciando i vari furbi dall’arrembaggio truffaldino di stranieri all’aeroporto? Tre, quanti taxi per abitante nella altre città europee? Un dato di confronto per convincere tutti delle proprie ragioni.

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