Sotto la neve l'Italia si scopre ridicola
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Sotto la neve l'Italia si scopre ridicola

Da Nord al Centro, passando per l'Emilia Romagna, paesi senza luce, gas, acqua e senza riscaldamento. Nonostante il maltempo fosse annunciato. [Onofrio Dispenza]

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Onofrio Dispenza Modifica articolo

3 Febbraio 2012 - 21.32


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Dobbiamo avere il coraggio e l’onestà di dirlo, tanto la festa del
150esimo è finita, l’inno lo abbiamo sentito e risentito e ci siamo
pure ripetutamente emozionati. La bandiera è salva. Ora, patriottismo
a parte (e sempre salvo) diciamo le cose come stanno, senza
diplomazia e ipocrisie. L’Italia sempre più spesso agli occhi di chi
ci guarda appare un Paese ridicolo, semplicemente ridicolo. Mettetevi
nei panni di chi siede davanti la tv, a Parigi, a Berlino, a Londra, o
in Paesi in queste ore più provati dalle tempeste di neve, come la
Polonia o la Russia. Sorseggia un the o una birra e vede le immagini
che la tv gli offre del nostro Paese, e segue la cronaca
dall’Italia.

Nonostante i -20 se vuol prendere un mezzo pubblico, basta che si
copra bene ed é fatta. Da noi, qualche fiocco di neve, se si vuole,
ad abbondare, una bella nevicata e tutto va a scatafascio. Neve
peraltro largamente annunciata, pure in centimetri, pure nell’ora
della caduta e della ricaduta. Mezza Penisola in ginocchio, strade e
autostrade bloccate, camionisti dell’Est che ce lo dicono quanto
siamo
ridicoli, vecchie consolari azzoppate, non parliamo di strade
provinciali e men che meno delle provinciali.

Da Nord al Centro, passando per l’Emilia
Romagna, paesi senza luce, senza gas e senza acqua. E conseguentemente
senza
riscaldamento. E conseguentemente, essendo senza luce, domani si
ritroveranno con le provviste in frigo da gettare nella spazzatura. E
magari ancora isolati. Cartoline dall’Europa? Valutate voi.

Altre
istantanee. Comuni a un tiro di schioppo da Roma isolati e pure
questi senza luce, con la gente bloccata a casa al buio, senza alcuna
speranza che si faccia vivo uno spalaneve. Treni come la rete ci offre
in tanti filmati, passeggeri imbufaliti, seppure abituati al disagio
dai disservizi quotidiani. E sempre a Roma, il trenino che da piazzale
Flaminio che porta tanta, tanta gente a Nord della capitale, prima non
parte, poi quando parte imbarca i passeggeri che richiederebbero
quattro treni. Stipati come sardine come se fosse un convoglio di
deportati, oppositori di Stalin e per questo destinati in Siberia.
La cosa è ancor più grave perché il ridicolo di oggi segue di poco il
ridicolo che ha offeso i morti nella tragedia al largo del Giglio. Ci
hanno riso dietro tutti. Italiani navigatori? Un evento dietro
l’altro, dunque, all’insegna dell’incapacità,
dell’approssimazione
studiata meticolosamente. Non una approssimazione casuale ma
costruita, elaborata, ingegnosa, fantasiosa, smarcante,
schioppettante, futurista direi. E meno male che almeno in politica
abbiamo archiviato il ricco catalogo delle oscene idiozie (non tutte,
in verità), altrimenti la frittata sarebbe stata più alta.
Ecco, nel progetto di ricostruzione di questo Paese bisogna mettere al
primo posto la serietà. Ricordate la serietà? Quella! Per esempio, per
fare il sindaco ci sia consentito di dire che non basta una vecchia
militanza. No, non funziona nel quotidiano, non funziona nelle piccole
e grandi emergenze. Il ridicolo fa capolino nella neve, come i
bucaneve. Ricordate i bucaneve?

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