Eternit, condannati gli assassini a 16 anni
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Eternit, condannati gli assassini a 16 anni

Sentenza storica contro Schmidheiny e De Cartier De Marchienne proprietari dell'azienda che ha fatto morire 3mila persone per cancro. Risarcimenti per 120 milioni.

Eternit, condannati gli assassini a 16 anni
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13 Febbraio 2012 - 13.13


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“Colpevoli dei reati a loro contestati”. Queste le prime frasi lette dal giudice del processo Eternit. La lettura della sentenza è tuttora in corso. Il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni, sono stati condannati a 16 anni di reclusione per disastro doloso e omissione dolosa di misure infortunistiche.

La condanna vale per i reati commessi negli stabilimenti piemontesi di Casale e Cavagnolo, dal 13 agosto 1999 in avanti. Quelli precedenti risultano invece prescritti, come i reati contestati negli stabilimenti di Bagnoli (in provincia di Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). Lunghissimo l’elenco dei risarcimenti: ai sindacati andranno 100 mila euro, 4 milioni al Comune di Cavagnolo, 15 milioni all’Inail (da revisionare in sede civile), 5 milioni all’Asl. Alla Regione Piemonte andranno 20 milioni, mentre il Comune di Casale sarà risarcito con 25 milioni.

A ciascuno dei parenti delle vittime costituitisi parte civile andranno 30 mila euro. In tutto il risarcimento ai familiari dovrebbe ammontare a 120 milioni. Alla “pasionaria” Romana Blasotti Pavesi 50 mila euro, all’Associazione vittime dell’amianto 100 mila euro.

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Il verdetto riconosce anche una serie di risarcimenti particolarmente significativi a parti civili come sindacati, Medicina democratica, associazioni ambientaliste. Le persone decedute, aggiornate al 5 ottobre 2011 sono 1830, a cui si aggiungono altre 1027 parti lese. In tutto il numero delle parti civili supera le 4500.

Qualche parente delle vittime dell’amianto già esce fuori dalla maxi aula 1 del tribunale di Torino per lasciarsi andare ad un pianto liberatorio.

La maxi aula è piena fino all’inverosimile, con gente assiepata persino in piedi, mentre la maggior parte dei parenti delle vittime piemontesi sono nell’aula magna del tribunale.

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