Storie di mafia quotidiana. Perché la mafia esiste
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Storie di mafia quotidiana. Perché la mafia esiste

Due episodi che dicono quanto subdola e pericolosa sia la mafia. Episodi minori, del primo c'è traccia nelle cronache locali, il secondo mi è stato raccontato.[Onofrio Dispenza]

Storie di mafia quotidiana. Perché la mafia esiste
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

23 Febbraio 2012 - 15.22


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di Onofrio Dispenza

Primo episodio, a Gela. Al mattino, davanti al Teatro Eschilo una scritta con lo spray, “W la mafia!”. Il Teatro Eschilo é l’unico della città, chiuso da oltre 30 anni, con una ristrutturazione iniziata dodici anni fa. Dovrebbe riaprire la prossima primavera. Qui non voglio dire che ad armarsi di bomboletta spray sia stato un pericoloso boss locale. Magari fosse così e solo questo. Il danno sta proprio nel fatto che a procurarsi la bomboletta e a scrivere la frase con ogni probabilità é stato un ragazzo, magari in compagnia, chiassosa e, potete giurarci,fiera di quanto fatto. Ed é questo che inquieta. Erano ragazzi, peraltro ripresi da una telecamera, anche i due che qualche tempo addietro si introdussero nella chiesa di Santa Lucia, in uno dei quartieri più degradati della città, per rompere, imbrattare e soprattutto per intimidire un prete, don Luigi Petralia, che ha fatto della diffusione della legalità l’impegno gemello della diffusione della fede.

Gela ha 80mila abitanti, nobiltà, potenza economica e ricchezza culturale antiche ma perdute inesorabilmente. Perduta anche l’illusione che a metà degli anni Cinquanta fece immaginare il Petrolchimico. Si abbandonarono le terre, ci si lasciò il deserto alle spalle, non immaginando che un altro spettrale deserto si sarebbe imposto nelle teste, non immaginando che le fiamme delle ciminiere, poco più in là delle fortificazioni greche di Capo Soprano, si sarebbero spente e avrebbero spento l’idea di un benessere spalmato su tutti e che tutto avrebbe curato.

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Dopo anni di abuso, anche e soprattutto edilizio, e di scontri tra opposti schieramenti mafiosi (di Gela la violenta fazione degli “Stiddari”), di attentati, estorsioni e morti, Gela – è vero – ha vissuto anche una stagione straordinaria all’insegna del ripristino della legalità, del recupero di una cultura che non é mai piaciuta alla mafia: la stagione del sindaco Rosario Crocetta,ora europarlamentare.
La buona stagione serve a preparare la brutta stagione, se non si fa niente nella buona stagione, quando arriva l’inverno sarà più duro dell’anno prima. Questo é un concetto ben ficcato nella testa di chi vive la campagna e di chi, nel mondo affida la propria vita agli elementi.

Ecco, qui si é sprecata la buona stagione, perché il dato primo e drammatico é che i disoccupati sono cresciuti. E quando non c’é lavoro e si vive in una città degradata come questa, queste cose accadono. Accade che un ragazzo che si armi di spray e scriva “W la mafia!”. Oggi armato di spray, domani chissà. Metà del lavoro per la mafia é fatto.

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Secondo episodio, Palermo. Questo é più delicato, lo racconto in maniera volutamente scarna. Un professionista affitta una casa di sua proprietà ad una famiglia. Questa, dopo tre mesi, non paga più. Il proprietario sollecita, dal suo inquilino gli viene risposto: “Non so che farci, i soldi non li ho”. Il proprietario tenta la via legale per fare sloggiare l’inquilino e inizia una strada lunga e della quale non si vede la fine. Nel frattempo, di tanto in tanto, ci prova con l’inquilino, gli telefona. Risposta:” Lei mi sta disturbando, mi deve lasciare in pace, altrimenti la denuncio!”.

Il professionista non sa cosa fare, il suo legale allarga le braccia. Passa del tempo, il proprietario dell’appartamento smette di telefonare, temendo una denuncia. Alla fine trova la soluzione. La casa in questione é a Mezzomonreale, quartiere che sta, appunto, a metà strada tra Palermo e la vicina Monreale. Quartiere con una vecchia “tradizione” mafiosa. Qui tutti sanno chi é il capomafia, lo vedono al bar, gira, si interessa di questo e di quest’altro… Come si dice in questi casi, “si fa rispettare”.

Un mattino sotto casa dell’inquilino che non paga si fa trovare quello del bar, quello che si interessa di questo e di quell’altro, quello che si fa rispettare…. Ferma l’inquilino: “Buongiorno…. Le volevo dire che é più salutare se lei cambiasse quartiere… Se fossi in lei, farei presto, anzi, mi trasferirei prima di domani… Se fossi in lei, prima di andare via starei bene attento a non fare danni nell’appartamento, a lasciarlo così come l’ha preso… Il mio é un consiglio…”.

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Risultato, nottetempo l’inquilino trasloca, sparisce. Procura un camion, carica tutto, famiglia zittita e via. Più che un trasloco è una fuga. E così il proprietario è rientrato in possesso dell’appartamento. Dicevo all’inizio che la mafia e insidiosa, subdola, pericolosa. Per i messaggi che da, per le “certezze” che assicura a fronte di un diritto che é sempre difficile da far valere.

Ecco, un Paese che vuole battere la mafia deve garantire una casa a chi non può pagarla (se davvero non può pagarla) e il diritto alla proprietà (fino a quando ci sarà, se proprio dovrà sempre esistere . Magari, quest’ultimo diritto, quello alla proprietà, accompagnato dal dovere di pagare sempre e fino all’ultimo centesimo quanto spetta pagare per la proprietà e per il ritorno economico della proprietà.

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