Se c’è un’immagine che più delle altre rappresenta quello scellerato intreccio politica-mafia-speculazione che ha fatto scempio del territorio, questa è la foto di Pizzo Sella. Una straordinaria altura che guarda Palermo e il mare di Mondello. In realtà, dovremmo dire “era”. Perché la vista delle pendici di Pizzo Sella costellate di scheletri di ville, da più di 30 anni ferisce gli occhi e il cuore di chi le guarda. Ne riparliamo perché oggi arriva la notizia che la confisca di quelle ville viene definitivamente revocata per una sentenza della terza sezione della Cassazione, che ha rigettato i ricorsi del Comune e della Procura Generale di Palermo. La difesa esulta, dicendo che la Cassazione ha fatto giustizia della “buona fede” di chi acquistò quelle ville. “Bisognava distinguere sin dall’inizio – dicono gli avvocati – tra chi aveva acquistato, in buona fede e tra chi a Pizzo Sella c’era per speculare”.
La storia di Pizzo Sella è lunga e costellata da tanti passaggi, difficili da ricostruire. Siamo nel 1978 quando Sicilcalce Spa, una ditta riconducibile al capo di Cosa Nostra, Michele Greco, quello che non a caso era chiamato “Il papa”, ottiene 344 concessioni edilizie. All’epoca era davvero difficile distinguere tra res pubblica e Cosa Nostra. Dopo alterne vicende l’affaire di Pizzo Sella arriva nelle mani di Calcestruzzi, società di Gardini e Ferruzzi che, con un mutuo di 36 miliardi, in due anni, riesce a completare e vendere 170 abitazioni, una sessantina già abitate. Molte delle ditte che si sono succedute nella realizzazione dello scempio degli scempi sono fallite. Oggi le pendici di Pizzo Sella mostrano un panorama variegato: ville completate e abitate, ville da completare, scheletri di ville. L’azione giudiziaria che si è chiusa oggi era iniziata nel ’97 ed era stata avviata da tredici famiglie.
Era inevitabile che finisse così. Quando la giustizia non sa imporsi subito, aprendo gli occhi di chi si muove in buona fede, accertando responsabili e responsabilità, perseguendo speculatori e delinquenti, finisce col subire, col tempo, una diversa logica, una “giustizia” che asseconda ora la “buona fede”, ora il “bisogno”, ora il diritto di “chi ha impegnato in quella casa tutti i risparmi di una vita”. Resta Pizzo Sella con la sua lebbra di cemento. Pizzo Sella che non sa essere memoria, che non sa parlare a chi dovrebbe ascoltare il racconto di un tempo che è stato e che può sempre ritornare. Il denaro è come uno zombi.