C’era da giure che la questione delle intercettazioni telefoniche tra i collaboratori del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e l’ex mistro dell’interno Nicola Mancino, che aveva parlato anche direttamente col presidente, non si sarebbe spenta presto. La storia è quella del processo sulla cosiddettta trattativa Stato-mafia.
Il Quirinale ha affidato all’avvocato generale dello Stato l’incarico di rappresentare la Presidenza della Repubblica nel giudizio per conflitto di attribuzione da sollevare dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo per le decisioni che questa ha assunto su intercettazioni di conversazioni telefoniche del Capo dello Stato; decisioni che il Presidente ha considerato, anche se riferite a intercettazioni indirette, lesive di prerogative attribuitegli dalla Costituzione”.
La notizia è stata data direttamente dal sito del Quirinale. Il tema dei colloqui tra Loris D’Ambrosio, consigliere dello stesso Napolitano per gli affari giuridici, e Nicola Mancino, e tra quest’ultimo e il presidente stesso, dei quali si occupa la procura di Palermo. Secondo quanto era stato scritto dal Fatto Quotidiano, Napolitano avrebbe cercato di coprire Mancino. Quelle intercettazioni sarebbero dovute essere distrutte, ma a quanto si apprende il procuratore di Palermo Francesco Messineo, non ha ancora disposto la cancellazione.