“Ho seguito attentamente il lavoro degli organi dello Stato che con professionalità e impegno si sono prodigati per la liberazione della nostra connazionale li ringrazio per questo ulteriore successo che l’Italia può segnare nella lotta contro il terrorismo internazionale, rafforzando il sentimento di sicurezza che l’appartenenza alla comunità nazionale assicura agli italiani che operano nel mondo”. Così Mario Monti, nell’esprimere il suo sentimento di soddisfazione per la liberazione di Rossella Urru.
Ma premesso che le autorità italiane hanno operato al meglio, ottenendo un grande risultato, ovvero quello di riportare sana e salva a casa Rossella, come si può dire che questa sia anche una vittoria contro il terrorismo internazionale? Anche se le autorità italiane, infatti, non possono confermare di aver pagato un riscatto al gruppo islamista che aveva rapito la Urru e dopo aver fornito garanzie per la scarcerazione di Ould Faqir, uno degli uomini implicati nel sequestro della cooperante lo scorso anno, ci si domanda come si possa davvero parlare di lotta al terrorismo.
Solo quando gli stati dell’unione africana si leveranno in piedi, insieme ai governi occidentali per debellare al Qaeda, riportando ordine e sicurezza nell’area, ma soprattutto dopo aver ripristinato un equilibrio di quei territori, saltato in seguito alla guerra in Libia e alla destituzione di Gheddafi, si potrà parlare di una vera lotta al terrorismo. Oggi si può solo esultare per la liberazione della nostra connazionale, tenuta ostaggio di quei terroristi.
[url”[GotoHome_Torna alla home]”]http://www.globalist.it/[/url]