Antonio e Rosalia, senza casa sotto le stelle di Palermo
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Antonio e Rosalia, senza casa sotto le stelle di Palermo

Storia (purtroppo) comune di una famiglia di nuovi poveri. La notte in macchina, con due figli, il giorno a cercare un tetto e un lavoro saltuario. [Onofrio Dispenza]

Antonio e Rosalia, senza casa sotto le stelle di Palermo
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

28 Agosto 2012 - 12.34


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di Onofrio Dispenza

La notte, i bambini con la mamma in auto e lui in una tenda. L’auto accanto alla tenda in una spiaggia alla Bandita, litorale palermitano di antica bellezza e di moderno degrado. Fortuna che in Sicilia l’estate è lunga e che per i due bambini dormire sul sedile posteriore dell’auto sia un gioco. Antonio Dolcemascolo ha 33 anni, fino quando ha fatto il barman una casa poteva permettersela, poi, perso il lavoro, non gli è rimasto che il tetto clemente di stelle di Palermo. I due bambini, un maschietto e una femminuccia, hanno sette e otto anni. E la Vita che ordina le cose degli uomini, chissà, ha voluto che in queste condizioni, Rosalia, la compagna di Antonio, non portasse a termine una gravidanza. Erano due gemelli, e la Vita avrà pensato che in cinque in un’auto sono troppi.

La notte sotto le stelle, il giorno a cercare una casa da occupare. Sfondare la porta, entrare e poi affidarsi a Dio. Questa vita ormai da due mesi. Antonio e la sua compagna, Rosalia, hanno bussato alla porta del Comune. Hanno ottenuto qualche giorno in un BeB, anche una proroga, poi tutti nuovamente in auto. In questi giorni il cinema siciliano arriva a Venezia. Ci sono Ciprì, Lo Cascio e la Quatriglio. “E’stato il figlio”, di Daniele Ciprì si annuncia bellissimo. “Un capolavoro!”, mi suggerisce Goffredo Fofi mentre passeggia per le vie del centro storico ad Agrigento, osservando i risultati di una politica misera e analfabeta.

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Ecco, la storia di Antonio e Rosalia si offre a uno di questi registi per un prossimo ciac. Antonio qualche lavoro riesce a farlo. Lavori saltuari, a giornata, che non gli consentono di guardare oltre il tramonto. Lei è nella lista di emergenza dal 2004, ma il dramma di Antonio e Rosalia è uno dei tanti a Palermo. Nella lista di emergenza abitativa ci sono quasi mille nuclei familiari. Ad aspettarsi una casa sono in diecimila a Palermo. Nell’attesa, la gente occupa la prima casa vuota che incontra. Resta il tema dei beni confiscati alla mafia e che tardano ad essere messi nel circolo del bisogno. La nuova giunta sta facendo una ricognizione dei beni immobili a sua disposizione, si guarda all’occasione che può offrire il patrimonio delle caserme dismesse. Ma i tempi sono lunghi, e accade che una coppia con figli come quella di Antonio e Rosalia dall’oggi al domani passi dalla normalità alla povertà. Normalità si fa per dire, vita di stenti, ma c’era un tetto, l’acqua per lavare i figli, si poteva fare un minimo di spesa.
“Erano due gemelli – ricorda Rosalia, parlando della gravidanza che si è interrotta –li avrò persi sicuramente per gli stenti e per lo stress. Tra qualche settimana inizia la scuola, i bambini dovranno continuare a fare questa vita? A scuola uscendo dall’auto, senza una cosa calda a colazione, senza lavarsi?”.

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La casa, una casa qualsiasi che abbia un tetto e quattro pareti. Per Antonio e Rosalia è l’unico pensiero, da quando aprono gli occhi (se mai sono riusciti a prendere sonno) alla notte, avvolti dal silenzio di una spiaggia fatta di plastica e di cocci di vetro. In fondo c’è la città, ci sono le case, e il Montepellegrino della santa protettrice. Rosalia che ne porta il nome, quando i bambini, ad incastro nel sedile di dietro, si sono addormentati, ogni sera fa la stessa preghiera: “Santuzza mia, una casa, solo una casa; una casa e un lavoro per Antonio!”. Poi porta l’indice della mano destra sulle labbra e libera un bacio per la santa.

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