Medici di base e pediatri pronti allo sciopero
Top

Medici di base e pediatri pronti allo sciopero

Sanità sul piede di guerra. Le tre maggiori sigle sindacali annunciano lo sciopero ad oltranza se le Regioni dovessero ritoccare il decreto.

Medici di base e pediatri pronti allo sciopero
Preroll

Desk Modifica articolo

3 Settembre 2012 - 19.38


ATF

Pediatri e medici di base sono pronti a scioperare. Le tre sigle sindacali maggiori tra quelle mediche, Fimmg, Sumai e Fimp hanno annunciato lo stato di agitazione dichiarandosi «pronti allo sciopero ad oltranza se il Decreto Balduzzi dovesse subire gli stravolgimenti suggeriti dalla Commissione salute delle Regioni».La dichiarazione arriva nei giorni più delicati dedicati alla revisione del decreto Balduzzi. Domani le Regioni e poi il Consiglio dei Ministri dovranno licenziare l’ultima bozza.

Spiegano le tre sigle: «Comune volontà è riaffermare una visione della sanità territoriale che veda medico e cittadino alleati nella ricerca dei percorsi di salute e non nemici per la ricerca di percorsi di bilancio». «Altro che cambiamento di progresso, siamo di fronte a un tentativo di regressione e intanto chi ci andrà di mezzo saranno i pazienti – spiega Giacomo Milillo, segretario generale di Fimmg – perché se le proposte delle Regioni dovessero passare si otterrebbe solo un’assistenza peggiore».

Fra i punti contestati dai dottori italiani c’è il rapporto di lavoro. «Oggi i medici e pediatri di famiglia – dice Milillo – sono dei liberi professionisti. Le Regioni prevedono l’introduzione di personale dipendente e anche la possibilità di spostare personale delle Asl o degli ospedali negli studi di medicina generale. Così, ad esempio, persone che per anni hanno fatto il chirurgo, si troverebbero ad affrontare un’attività completamente nuova».

Leggi anche:  Resistenza agli antibiotici, Italia 'maglia nera': entro il 2050 potrebbe diventare la prima causa di morte

Secondo i sindacati con il passaggio alla dipendenza sarebbe eliminata la figura del medico di famiglia e il rapporto fiduciario: di fatto l’assistenza ai cittadini verrebbe ad essere spersonalizzata. Fra l’altro, spiegano ancora i sindacati, la spesa per il personale del Servizio sanitario nazionale aumenterà, perché il costo medio lordo di un medico dipendente è superiore a quello di un medico convenzionato.

Ma i medici convenzionati criticano soprattutto la volontà di mettere un tetto di spesa individuale. “E’ un modo – aggiunge Milillo – per controllare l’attività professionale. Così il lavoro viene giudicato solo in base ai costi e si punisce chi li supera. Si rompe il rapporto di fiducia con il cittadino. Come potrà il cittadino fidarsi del consiglio del medico quando saprà che è condizionato in questo modo? Inoltre è difficile stabilire un budget preciso in questo settore, perché dipende da molte variabili, varia di anno in anno in base agli assistiti”.

Native

Articoli correlati