Aveva perso anche la casa dei genitori. La sua impresa edile era fallita un paio d’anni fa, per questo era stritolato dalla crisi e dai debiti. Non avendo altro, come garanzia per i creditori, aveva dovuto prima impegnare, poi lasciare la casa. Una villetta su due piani a Campagna Lupia, in provincia di Venezia, casa in cui l’uomo viveva con gli anziani genitori.
Lunedì era l’ultimo giorno di vita in quella casa. Colto dalla disperazione, l’ha prima riempita di gas e poi si è sparato un colpo di fucile al petto. Si è sparato quando ha sentito i soccorritori che tentavano di spegnere il fuoco seguito all’esplosione del gas. Uno sparo che ha chiuso tutta una vita, un tentativo fallito di impresa, un ultimo tratto di vita che era diventato un incubo.
E al Veneto non resta che segnare in bilancio un’altra vittima della crisi, un altro imprenditore che non ce l’ha fatta perché schiacciato dalla crisi e dalla pressione delle banche. Come tanti, l’uomo aveva iniziato con pochissimo: nel 1998 aveva aperto una prima ditta individuale di intonacatura e stuccatura. Poi era cresciuto, aveva dato vita ad altre tre società. Tutte e quattro, però, sono fallite nel giro di qualche anno, inesorabilmente.
Alla fine era rimasto con la sua piccola, prima, impresa. Senza soldi e senza lavoro, solo debiti. E assediato da creditori e fornitori. Una situazione senza via di uscita, che lo aveva costretto ad impegnare anche la casa di famiglia. Alla fine,come abbiamo detto, via anche a quella. Si doveva traslocare, lasciare la casa. Quando si è trovato tra le quattro mura di famiglia per l’ultima volta, la determinazione di finirla facendosi crollare addosso la casa. Solo il tempo per due messaggi di addio.