Ha tre case a Tenerife, cinque conti correnti in Spagna, sta per acuistare un immobile in Francia (a Mentone) e disponde di mezzi a sufficienza – tra cui una grossa imbarcazione – per prendere il volo. Senza contare, ovviamente, le “ingenti risorse economiche”. Il gip della Procura di Roma Stefano Aprile elenca anche questi fattori nello spiegare perché ritenga che l’ex capogruppo del Consiglio regionale della Regione Lazio, Franco Fiorito, avrebbe potuto darsi alla fuga. E perché, quindi, abbia deciso di disporre le misure cautelari per l’uomo che si era guadagnato il soprannome di “Er Batman” ma anche “Er Bancomat”.
Nell’ordinanza che dipsone l’arresto il gip dice inoltre che Fiorito avrebbe anche potuto reiterare il reasto per il quale è finito in manette e cioè il peculato: “conservando la carica elettiva e le posizioni di
assoluto rilievo in organi della Regione Lazio – dice l’ordinanza – che gli
consentono di agire direttamente, o per interposta persona, per
mantenere e rafforzare la struttura di potere dallo stesso
costituita anche per mezzo della selezione e promozione di
collaboratori”.
Nell’ordinanza il gip ripercorre le varie vicende che sono state oggetto di indagini, e che in questi giorni hanno infarcito le cronache. Tra questi, il famoso acquisto della villa, pagata 600mila euro secondo l’atto di
compravendita ma in realta’ costata 800mila, come hanno poi
accertato le indagini. L’importo di 600mila, scrive il Gip,
”è, in realta’, simulato: ad esso deve aggiungersi l’ulteriore
somma di 200mila euro corrisposta da Fiorito in contanti alla
venditrice, cosi’ come risulta da apposite quietanze e come,
finalmente, ammesso dopo un’iniziale reticenza dallo stesso
Fiorito durante l’interrogatorio”. Il 19 settembre, infatti, ai pm l’ex capogruppo del Pdl prima
dichiara di aver acquistato la casa ”per il prezzo di 600mila ,
di cui 500mila mediante l’accensione di un mutuo…e 100mila
euro corrisposti mediante assegno circolare tratto dal conto
corrente personale” e successivamente rettifica: ”il
corrispettivo complessivamente erogato…e’ stato pari a 800mila
euro, di cui 200mila consegnanti in contanti alla venditrice”.
Ma da dove venivano questi 200 mila euro in più, che non sono certo spiccioli? Fiorito – scrive il magistrato – fornisce
una risposta ”di evidente
inverosimiglianza”. ”Il denaro costituiva…il risarcimento
ottenuto da mio padre a seguito di una causa di lavoro…tale
somma, pari a circa 300mila euro, era conservata nella
cassaforte di famiglia ed alla morte di mio padre ho provveduto
a custodirlo presso la cassaforte nella mia abitazione e a
consegnarlo, poi, in piu’ occasioni” alla venditrice.
”Appare preoccupante – afferma il gip nell’ordinanza –
l’incerta, allo stato, provenienza della provvista utilizzata
per effettuare un, di per se’, sospetto pagamento in contanti
dell’importo di 200mila euro”. E dunque ”deve esser
evidenziato fin da ora che gli ingenti trasferimenti di denaro
del gruppo Pdl a favore dei conti correnti personali di Fiorito
e i vari prelievi, anche per contanti, dallo stesso effettuati
sul conto del gruppo Pdl, rendono verosimile ritenere che la
provvista utilizzata per pagare l’intero prezzo della villa sia
comunque proveniente dai delitti contestati”. Anche perche’ a
domanda specifica, Fiorito risponde: ”tali assegni sono stati
emessi con la provvista disponibile sul mio conto corrente
personale. L’origine della provvista e’ costituita dal mio
stipendio”.
Altra questione che sin dall’inizio aveva insospettito i pm e meravigliato l’opinione pubblica, era la quantità di assegni emessi. L’ordinanza infatti li descrive come “numeri sono imponenti” perche’ ”vi sono oltre 130 assegni per
un valore complessivo di euro 369.149,10”.
Le carte di credito/debito, invece, ”sono state utilizzate
per un totale di euro 184.400 e sono stati accertati
prelevamenti di contante allo sportello per euro 121.350 e
prelevamenti con carta bancomat per un totale di euro 26.804”.
Si tratta ”evidentemente – prosegue il Gip – di cifre la cui
somma e’ di molto superiore a quella di euro 237.898,95 che
risulta dai 51 documenti fiscali, peraltro non rinvenuti in
occasione delle perquisizioni, ma prodotti dallo stesso Fiorito
in sede di interrogatorio e contenuti nella cosiddetta
cartellina ‘spese del gruppo’, relativamente al periodo
22.12.2010-2.8.2012”.
Con quei soldi, dice Fiorito allo stesso pm durante
l’interrogatorio, sono stati ad esempio ”verosimilmente”
acquistati ”accessori per bagno impiegati nella sede del
partito di Anagni e Frosinone e… stoffa per le tende da
apporre nelle medesime sedi”. ”Come se gli arredi di una sede
locale del partito politico – chiosa il Gip – corrispondano agli
scopi istituzionali del gruppo consiliare istituito presso il
consiglio regionale della regione Lazio”.
Per spiegare le ragioni dei bonifici e
dell’attribuzione di una quota mensile di 4190 euro come
consigliere e di altri 8380 come presidente di commissione e
capogruppo, Fiorito aveva parlato ai pm di “una scelta del
gruppo del Pdl di attribuire alla mia persona un’indennita’
doppia, oltre a quella di cui gia’ godevo ai sensi
dell’articolo 8. La scelta della ‘tripla quota’ – aveva
aggiunto Fiorito – risponde a una prassi sempre seguita sia nel
gruppo del Pdl sia negli altri”. A smentire Fiorito, si legge
nell’ordinanza cautelare del gip, e’ stato Mario Abbruzzese,
presidente del consiglio regionale del Lazio: “Non sono a
conoscenza di questa prassi – ha detto quando e’ stato sentito
come persona informata sui fatti dai magistrati -. E’ la stessa
legge regionale 14/1998 a prevedere l’erogazione soltanto di
4190 euro per ciascun consigliere”. Le giustificazioni di Fiorito a
proposito della ‘tripla indennita” per il gip Stefano Aprile
sono “pretestuose, illogiche e smentite dalla legge, dalla
prassi e dai testimoni; non si deve, peraltro, ipotizzare che
Fiorito – si legge ancora nell’ordinanza – sia afflitto da
totale ignoranza, sia in ragione della significativa esperienza
politica acquisita, sia perche’ le persone che avrebbero dovuto
confermare l’adagio ‘cosi fan tutti’, non solo l’hanno smentito
(e non poteva essere altrimenti), ma anzi sono proprio coloro
de politicamente hanno contestato proprio la gestione illecita
delle risorse”.
Il gip: “E’ stata un’azione di spoglio”
“E’ evidente che tutto questo rilevante
movimento di denaro in uscita dal conto del gruppo Pdl e a
favore di Fiorito costituisca il capitolo finale di quella
preordinata azione di spoglio posta in essere dall’indagato fin
dalla data di assunzione della carica: l’accelerazione finale
si spiega agevolmente con l’approssimarsi della scoperta delle
ruberie e, quindi, con la necessita’ di completare, in maniera
frettolosa e patente, il progetto criminale”. Il gip nell’ordinanza evidenza inoltre che il 2 luglio scorso Fiorito ha compiuto ben 13
bonifici (di cui 6 nazionali e 7 all’estero) con la citata
causale per un importo di 100mila euro.
Il gip, sostenendo di aver individuato “gravi indizi” nel corso delle indagini, descrive in modo molto duro il comprotamento dell’ex capogruppo alla Regione: “Le indagini compiute hanno
permesso di acquisire numerosi elementi per ritenere che Fiorito fin
dall’inizio della consiliatura – si legge ancora nell’ordinanza – abbia inteso le sovvenzioni pubbliche
previste dalle leggi regionali per le realizzazioni di interessi e
utilita’ pubbliche come proprio personale portafoglio”. “A causa della delittuosa azione di Fiorito – conclude il gip – solo
una parte del denaro pubblico assegnato al Pdl è stata destinata alla
realizzazione delle finalità alle quali per legge è assegnato, per
essere, invece, utilizzato per soddisfare propri ed esclusivi
interessi personali del pubblico ufficiale”.
Fiorito, inoltre, era evidente consapevole delle sue colpe, visto che una volta sentitosi sotto osservazione ha cercato di far sparire gli elementi di prova. In modo anche un po’ ridicolo. “La documentazione di Fiorito viene
rinvenuta nell’appartamento di via Micheli 90 nel tritacarte e
nella pattumiera – si legge nell’ordinanza – Si tratta di frammenti di fatture destinate
al gruppo consiliare del Pdl”. Per il gip Stefano Aprile questo
aspetto “merita una disamina perche’ costituisce la ‘pistola
fumante’ del comportamento mistificatorio dell’indagato e della
specificazione di inquinamento probatorio posta in essere”.
La “caduta” di Fiorito frutto di uno scontro politico interno? E’ quel che l’indagato ha ripetuto in tv. Attraverso una esposizione mediatica che il gip, peraltro, mostra di non aver apprezzato sostenendo che Fiorito ha cercato di mettere in atto un “depistaggio mediatico”. Ma a parte questo aspetto, il giudice è molto severo con il comportamento dell’ex capogruppo, e osserva:
“Lo scontor politico tuttavia, non puo’ in alcun modo attenuare le gravi
responsabilita’ penali di Fiorito ma, anzi, le aggrava: quando
egli afferma che la sua destituzione deriva dalla volontà di
regolarizzare alcune spese del gruppo che gli sembravano
eccessive e ingiustificate, cosi’ spostando le responsabilità e cercando di
distogliere le attenzioni degli inquirenti dai fatti che lo
riguardano e dei quali è, invece, indiscusso protagonista. La
responsabilita’ dell’indagato, anzi, appare ancor più grave se
si tiene conto del fatto che egli, come capogruppo, aveva il
dovere di vigilare sulla veridicità, congruità e utilità
pubblica delle spese sostenute dagli altri consiglieri e non di
liquidarle senza alcun controllo”.
[url”SCARICA IL PDF DELL’ORDINANZA DEL TRIBUNALE”]http://www.globalist.it/wwwglobalistchDownloads1349185000891_ORDINANZATRIBUNALE.pdf[/url]
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