“La verità deve essere accertata”, “E’ vero, la verità deve essere appurata”. Brevissimo scambio di battute tra un sopravvisuto al naufragio e il comandante Francesco Schettino, che la sera del 13 gennaio scorso era alla guida della nave che affondò davanti all’isola del Giglio, uccidendo 32 persone (tra queste, conteggiamo anche i 2 dispersi).
L’uomo che oggi si è avvicinato al comandante è Luciano Castro, autore del libro “Concordiagate”: “Ragiono da quasi un anno su cosa accadde, volevo vedere da vicino Francesco Schettino, capire chi è. Lui era evidentemente imbarazzato”, ha detto Castro. I due si sono anche stretti la mano, e la notizia ha fatto il giro del mondo. Perché tutti hanno un po’ l’impressione che, passata la paura, l’ira funesta che si era scatenata contro il comdanante rimasto famoso per aver abbandonato la nave che affondava, appare già un po’ meno colpevole.
Eppure il processo si è aperto appena oggi. Alle 10 di stamane, al Teatro Moderno di Grosseto trasformato in tribunale, è stato dato il via all’udienza per l’incidente probatorio sulla scatola nera della nave Costa Concordia. Il gip Montesarchio ha preso posto al centro del palcoscenico dando inizio all’udienza e quindi all’appello dei presenti. Oltre al comandante Francesco Schettino, sono presenti in aula anche altri indagati, il suo vice Ciro Ambrosio, l’ufficiale Salvatore Ursino e il responsabile dell’Unità di crisi della flotta di Costa Crociere, Roberto Ferrarini. Tutti sono assistiti dai loro legali e consulenti.
Il collegio di periti del Gip ha iniziato illustrando la maxi perizia sulla scatola nera. A parlare, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, che lo presiede. Più tardi interverranno le parti, la Procura, i legali delle persone offese e poi i difensori degli indagati. L’udienza è a porte chiuse.
Schettino ha raggiunto l’insolito tribunale su un’auto con i vetri oscurati, dall’ingresso secondario del Teatro Moderno di Grosseto. Prima di lui erano arrivati alcuni degli ufficiali che erano nella cabina di comando della nave naufragata davanti alle coste del Giglio. La sua presenza ha costretto le autorità a strette misure di sicurezza per garantire riservatezza e sorveglianza durante la sua permanenza a Grosseto nei tre giorni di udienza previsti. Paralisi cittadina da oggi. L’area è vietata a tutti, non solo ai giornalisti, e sono chiuse altre vie del centro cittadino. Sul palco del Teatro Moderno tre maxischermi dove saranno proiettati i video e gli audio della perizia sulla scatola nera della nave. La sala ha 1.003 i posti a sedere ma potrà ospitare fino a 1.300 persone. Durante l’udienza vietato l’uso di dispositivi elettronici, ma l’interesse della stampa di mezzo mondo certamente proverà a sfidare il divieto per il diritto a conoscere.
La difesa di Schettino è apparsa battagliera. La linea difensiva cercherà da una parte di far ricadere la colpa sul primo ufficiale, un indonesiano, che secondo il comandante non avrebbe capito un suo comando impartito durante il famoso inchino della nave davanti all’isola, gesto sconsiderato che ha causato l’affondamento. Ma il gip ha respinto la richiesta di far partecipare l’indonesiano all’incidente probatorio che si dovrà svolgere, perché il primo ufficiale non risulta indagati (come invece aveva scritto qualche giornale). Dall’altra, l’avvocato Lepore – difensore di Schettino – ha fatto notare che la difesa del comandante è “mutilata” a causa dello spostamento del relitto, necessario per il recupero della nave. Il gip, però, ha respinto tutte le eccezioni. “Il nostro miglior consulente? Lo stesso Schettino”, hano detto i suoi avvocati uscendo dall’aula.