“Se non lo fa un governo tecnico, chi è che lo può fare? Ormai non sappiamo più a chi chiedere. Va avanti così da otto anni”. Un’ennesima delusione per Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione vittime della strage di via dei Georgofili e per chi, come lei, ha subito le devastanti conseguenze di un attentato. Oggi doveva essere finalmente risolta una questione annosa: la legge 204 del 2006 che era stata approvata con l’intenzione di sanare una piaga “storica” – e cioè il riconoscimento definitivo di tutti i diritti di chi è stato vittima dello stragismo – è stata di nuovo disattesa. Per fare quel che prevede la legge servirebbero 13 milioni, che darebbero un po’ di serenità ai 700 sopravvissuti – visto che nel frattempo parecchi sono morti – a storie tragiche, che hanno spezzato famiglie e persone, quasi sempre lasciate sole.
Il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri aveva dato molte speranze alle associazioni delle vittime il 2 agosto scorso, intervenendo a Bologna in occasione della commemorazione della strage. Aveva promesso di aiutarli, e aveva anche individuato un Commissario, il prefetto Trevisone, che aveva studiato un emendamento in sette punti che avrebbe dato definitiva applicazione alla 204.
Ma nonostante “l’impegno del ministero e del prefetto”, dice Maggiani “non c’è stato nulla da fare, per l’ennesima volta. Ma questo è il nostro paese: una Repubblica che si fonda esclusivamente sul sangue dello stragismo e che al momento di far fronte alle esigenze delle vittime del terrorismo mafioso e non , trova sempre un buon motivo per dire non si può, non compete”.
Per dare il sostegno economico necessario a tutte le vittime delle stragi sarebbero stati sufficienti 13 milioni. ma non è la prima volta che si evidenzia non solo disinteresse, ma anche una precisa volontà di non riconoscere alcuni diritti.
Lo dimostra il caso delle pensioni che dovrebbero essere riconosciute a chi è rimasto invalido all’80%. Ci sono tre casi in Italia – tre di numero – di persone che all’epoca degli attentati di cui sono rimasti vittime o erano molto giovani o erano bambini. Sono rimasti invalidi e quando è arrivata l’età hanno persino provato a lavorare, ma non ce l’hanno fatta. Questo è un particolare importante perché dimostra che queste tre persone hanno anche una posizione contributiva. Per loro c’è solo il vitalizio che viene riconosciuto a tutte le vittime, ma che è molto scarso.
La legge 204 prevedeva che fosse loro riconosciuta la pensione. Non solo non è mai avvenuto, ma il governo Berlusconi ricorse al Consiglio di Stato per evitare di pagare la pensione. Il Consiglio di Stato diede ragione al governo dicendo che le tre persone all’epoca delle stragi non lavoravano: “Certo che non lavoravano – dice Maggiani – erano bambini. Ma mi chiedo? Cosa dovrebbero fare? Come vivono? Non sono invalidi per altri motivi se non per gli attentati che sono stati costretti a subire. Noi non facciamo manifestazioni – dice Maggiani – non andiamo per strada a incatenarci. Cerchiamo degli interlocutori nelle istituzioni in cui ci riconosciamo. Ma a questo punto viene da chiedersi: a chi giova che la legge 204 non venga applicata?”.