21 anni di carcere. La richiesta della pm Cristina Roveda a carico del maresciallo Massimo Gatto non è leggera. Ma di certo mette in fila tutti i reati di cui si sarebbe macchiato, secondo l’accusa, l’ex comandante della stazione di Parabiago, vicino Milano, accusato di violenza e concussione sessuale: l’uomo, 47 anni, aveva infatti messo in piedi un vero e proprio “modus operandi” per approfittare sessualmente delle donne che trascinava in caserma. In un arco di tempo che va dal 2004 al 2011 sono almeno 15 le donne che hanno dovuto subire le pesanti attenzioni sessuali del maresciallo, chi in camera di sicurezza, chi nel bagno della caserma. Ma quante siano state davvero le donne molestate da Gatto è difficile dirlo: 15 è il numero che è riuscita a mettere insieme la pm attraverso le indagini condotte a partire dalla denuncia di una ragazza polacca, l’ultima a farsi mettere le mani addosso dal comandante. Uscita dalla caserma è andata a denunciarlo. Da lì, grazie a un pm sensibile e capace, è partita una inchiesta approfondita, che ha fatto finire nel registro degli indagati anche l’ex comandante della caserma di Parabiago, ora in pensione, Giuseppe Sansone.
Secondo la testimonianza di un collega di Gatto, infatti, Sansone era venuto a conoscenza del “vizietto” di Gatto, e una volta era toccato proprio a lui portare dal comandante in carica una donna che voleva lamentarsi per quello che Gatto gli aveva fatto. Il testimone ha raccontato che tra Gatto e Sansone ci fu una violenta litigata. Ma poi più niente, nessuna conseguenza pratica per il maresciallo che in seguito ha anche sostituito Sansone.
Gatto, secondo le accuse della Procura, approfittava in particolare delle prostitute o delle donne trovate a rubare. Quindi persone deboli, indifese, isolate, poco propense a denunciarlo. Una volta in caserma cadevano vittime delle sue attenzioni.
Oggi Gatto, che è sposato e ha un figlio, è agli arresti domiciliari. Alla prossima udienza prenderanno la parola la difesa e le parti civili. Poi la sentenza.