Ancora quattro ore di interrogatorio oggi nell’ambito dell’inchiesta sul caso del sequestro durato una notte del ragioniere di Silvio Berlusconi, Giuseppe Spinelli. Ilda Boccasini e Paolo Storari hanno tenuto interrogatori oggi in Procura per quattro ore. Sicuramente hanno risposto, e forse hanno offerto qualche indizio, due dei tre albanesi coinvolti nel sequestro. Leone, il presunto capo della banda – un pugliese con precedenti – invece aveva solo riempito un breve verbale preliminare due giorni fa.
Si avvale della facoltà di non rispondere, invece, un personaggio che potrebbe ricoprire una qualche ruolo di rilievo nella vicenda: Alessio Maieri, pregiudicato, residente nel Varesotto, sicuramente è stato in contatto con Leone a proposito dei famosi “soldi” (mai trovati) che sarebbero stati versati dopo il sequestro. Tutti negano, ma è innegabile che nelle intercettazioni si parli tantissimo di “soldi”. E tanti: si parla di milioni. Le conversazioni tra Maier e Leone sono legate proprio a come “blindare” i soldi, a come farli sparire da occhi indiscreti: in una conversazione intercettata a distanza di quasi un mese
dal sequestro parlavano di ”svariati milioni di euro” da
mettere ”nelle cassette di sicurezza” in Svizzera e il
pregiudicato barese in un’altra telefonata diceva: ”Qua stanno
otto milioni ancora, oh!”. Pochi giorni prima, l’11 novembre,
Maier valutava anche un piano diverso, pur di far sparire il
denaro: ”Possiamo andare anche in Slovenia, qualche banca di
la’, purché sia all’estero”. In ogni caso, per Leone quei
”soldi” dovevano ”stare blindati (…) dal momento in cui i
soldi li abbiamo blindati (…) che stanno al sicuro, poi si
può parlare degli investimenti di dove cazzo li dobbiamo
mettere”.
Ci sono riusciti allora?Li hanno nascosti? Così bene che non ve n’è traccia? L’avvocato di Maier, Lorenzo Di Gaetano, è stato sibillino: “Di questa vicenda potrebbe esserci tutta un’altra lettura. Leggeremo le carte, capiremo le intenzioni della Procura poi vedremo”.
Intanto rimangono altri punti oscuri: prima di tutto le “altre persone coinvolte”, di cui si parla sin dall’inizio della vicenda. E poi, fondamentale, la questione dei documenti sul Lodo Mondadori. Secondo la versione fornita da Spinelli agli inquirenti quello era il motivo del sequestro: la banda voleva consegnare a Berlusconi materiale che riteneva capace di ribaltare la sentenza sfavorevole sulla questione della vendita della Mondadori. Volevano 35 milioni. Ma i pm mostrano di credere poco a questo particolare. La domanda è: cosa avevano davvero in mano i sequestratori? Con che cosa potevano ricattare Berlusconi?