Sono due gli articoli di cui è composto il decreto sull’Ilva che domani verrà discusso a Palazzo Chigi con l’azienda e le parti sociali e il governo. Il decreto mira a mantenere in vita l’attività: “Non si possono buttare all’aria 20 mila posti di lavoro”.
Il primo articolo dice: “Per 24 mesi, a decorrere dall’entrata in vigore del presente decreto, il provvedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale, rilasciata in data 26 ottobre 2012 alla società Ilva, con decreto del ministro dell’Ambiente Dva/dec/2012/0000547, di cui alla comunicazione sulla GU del 27 ottobre 2012, n.252, da considerarsi parte integrante del presente decreto, esplica in ogni caso effetto». Per conseguenza, «nei limiti consentiti dal provvedimento di cui al presente comma, a decorrere dall’entrata in vigore del seguente decreto, è in ogni caso autorizzata la prosecuzione dell’attività nello stabilimento della società Ilva di Taranto, per tutta la durata stabilita al periodo precedente, salvo che sia riscontrata l’inosservanza anche ad una sola delle prescrizioni impartite nel provvedimento stesso».
Nel secondo articolo, il governo stabilisce che «durante il periodo di tempo di cui all’art.1, la responsabilità della conduzione degli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto resta, anche ai fini dell’osservanza di ogni obbligo, di legge o disposto in via amministrativa, inerente il controllo delle emissioni, imputabile esclusivamente all’impresa titolare dell’autorizzazione all’esercizio degli stessi sotto il controllo dell’autorità amministrativa competente, che, alla scadenza, previa verifica dell’integrale osservanza degli obblighi di cui sopra prosegue entro 15 giorni alla conferma o alla revoca del provvedimento di autorizzazione integrata ambientale di cui al presente articolo, con ogni conseguenza prevista dalla normativa di legge».
In pratica secondo il governo la direttrice deve essere quella prevista dall’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale europea a cui ha lavorato molto il ministro dell’Ambiente Clini e che è stata rilasciata il 26 ottobre scorso. Il problema è che, da una parte, c’è una questione di forma: la sentenza è stata emessa, quindi stop. La fabbrica deve essere chiusa, secondo la legge. La seconda è più di sostanza: per stare dentro i paletti dell’Aia sono necessari investimenti che, secondo alcuni esperti, non corrispondono ai soldi che il governo può investire in questo momento di grave crisi.
Clini: non è un decreto salva-Ilva. «Non è un decreto salva-Ilva. Vogliamo creare le condizioni per cui le prescrizioni ambientali e a tutela della salute contenute nell’Aia e il piano di interventi presentato dall’Ilva da noi approvato vengano attuati». Il ministro è convinto che «il risanamento parta subito e sia rapido» e che «in 24 mesi gli impianti a caldo vengano risanati» secondo le indicazioni dell’Autorizzazione integrata ambientale per «garantire la produttività e la tutela della salute e dell’ambiente».
Nichi Vendola: perplesso.Il governatore della Regione Puglia Nichi Vendola si è detto “perplesso rispetto a un decreto che sembra voler esautorare il ruolo della magistratura. Ma ne parleremo domani al tavolo”. Allo stesso tempo Vendola ha definito “ingenerosi” i commenti del gip Patrizia Todisco sul suo ruolo – lo ha definito un “regista” delle attività per mettere al sicuro la produzione dell’azienda” – “Io non ho mai fatto pressioni – ha insistito – nel mio ruolo ho ovviamente parlato spesso con i vertici dell’azienda”.
Domani i sindacati hanno confermato le otto ore di sciopero, e un presidio sotto Palazzo Chigi, ma non ci sarà alcuna manifestazione visto il terribile tornado che ha investito la città, causando tra l’altro un disperso tra gli operai e ingenti danni alla fabbrica.