Pronto il decreto "salva Ilva"
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Pronto il decreto "salva Ilva"

Riunione fiume del governo di sei ore. Monti: "L'Italia non dia immagine di conflitto". Clini: "La magistratura dovrà confrontarsi".

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30 Novembre 2012 - 18.01


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E’ stata una riunione fiume di sei ore, fino all’ultima limatura, ma alla fine il governo ha partorito il decreto che dovrebbe permettere all’Ilva di riprendere la produzione e di scongiurare la chiusura, minacciata dopo il sequestro dei prodotti finiti e semilavorati disposta lo scorso lunedì dal gip Patrizia Todisco, in seguito alla chiusura delle indagini chiamate “Ambiente venduto”.

L’Aia al centro. Il decreto mira a far ripartire l’impianto e garantire l’occupazione, assicurando nel contempo un intervento sul piano dell’inquinamento. La direttrice rimane quella dell’Autorizzazione ambientale integrata (Aia) rilasciata dal ministero dell’Ambiente. Per assicurare che tutto quanto prescritto dall’Aia sia effettivamente realizzato, il decreto prevede la figura del “Garante per l’attuazione dei provvedimenti”, che dovrebbe assicurare i cittadini del rispetto di quanto previsto dall’Aia. Sarà nominato dal Presidente della Repubblica. Che, ha sottolineato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, ” ha status di legge”.

E a proposito della figura del Garante, sempre Clini ha detto: “Non sarà simbolico, avrà bensì un’autonomia finanziaria e operativa”. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Catricalà ha aggiunto: “Dovrà essere una figura di grande esperienza”.

“No stop a produzione”. Il governo è convinto che il decreto fosse necessario: “Bisognava agire urgentemente o sarebbe stato inevitabile lo stop alla produzione”, ha detto il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, ricordando la preoccuazione dei sindacati e dei lavoratori. Ma come costringere l’azienda a rispettare la legge? “Abbiamo fatto in modo che se non verranno rispettati i parametri stabiliti dall’Aia i proprietari possano arrivare a perdere il controllo dell’azienda”. Ma il rischio è sempre che la cittadinanza di Taranto legga l’intervento di palazzo Chigi come uno svilimento della preoccupazione sulla salute dei cittadini.

Monti: “No a immagine di conflitto”. “Questo è un decreto salva salute”, ha detto non a caso il presidente del Consiglio Mario Monti, invitando tutti i personaggi della vicenda “a evitare che dell’Italia sia data l’idea di un paese in conflitto”. Racomandazione lanciata senza dubbio a cittadini e lavoratori, ma anche “di traverso” al tribunale di Taranto, che finora è stato inflessibile nell’applicare le sentenze emesse. “Il tribunale dovrà confrontarsi con la legge, che è questa”, ha detto Clini.

Passera: 3 miliardi di euro. E i soldi? E’ difficile infatti pensare che una qualsivoglia messa in sicurezza dell’Ilva possa avvenire a costo zero. Il ministro Passera ha assicurato che saranno messi a disposizione 3 miliardi di euro e che quello dell’Ilva diventerà “un impianto avanzato”. Alla notizia dell’approvazione del decreto, gli operai dell’Ilva di Genova – che rischiavano la perdita del lavoro se Taranto avesse chiuso – e che erano in presidio oggi in attesa di notizie, si sono abbracciati e hanno esultato.

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