Troppo razzismo in giro: non si deve dimenticare
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Troppo razzismo in giro: non si deve dimenticare

Celebriamo la giornata della memoria. Per fortuna! Col razzismo che gira se ne avverte il bisogno. Ma la memoria non dovrebbe aiutarci anche davanti al presente?

Troppo razzismo in giro: non si deve dimenticare
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24 Gennaio 2013 - 18.03


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di Riccardo Cristiano

Mai come quest’anno ho avvertito il bisogno di questa giornata, che finalmente arriva. Col razzismo che gira come un fastidioso avvoltoio, col menefreghismo che lo accompagna come un triste arlecchino servitore di qualsiasi padrone, questa giornata dovrebbe proprio dirci qualcosa. Dirci soprattutto che quel che è successo, la Shoah, è successo davvero, qui, in Europa, e che è successo dopo che pogrom, derisioni, espulsioni, discriminazioni, avevano accompagnato per secoli gli ebrei.”I deicidi”…

Ricordo questa accusa, il deicidio, per ricordare ai tanti che parlano oggi di “ontologico rispetto dell’altro”, che forse tanto ontologiche quelle capacità di rispetto dell’altro non sono. Ne sanno qualcosa i rom, che erano lì, nel campo insieme agli ebrei, ma preferiamo dirlo poco, sotto voce, perché sono zingari e seguitano a darci fastidio. Come a molti seguitano a dare fastidio anche gli ebrei, solo che alcuni hanno vergogna a dirlo. Come seguitano a dare fastidio i “negri”, e molti lo dicono. E come seguitano a dare fastidio i musulmani…

Dunque questa memoria serve, perché proprio guariti non siamo: dunque più che una celebrazione dovrebbe essere una giornata di riflessione vera. A cominciare dall’orrore più grande, ovviamente, ma senza dimenticarci di noi, dell’Italia della “brava gente”, l’Italia delle legge razziali contro gli ebrei, l’Italia dei gas contro i “negri”, l’Italia che cantava “ha detto il Negus che l’Abissinia è sua, e il duce gli risponde, ‘ma li mortacci tua’.”

Non dovremmo vederlo come “altro da noi”, il Male, ma come qualcosa che è stata ed è opera ANCHE nostra, e quindi ricordarlo per ammonirci!

Questa giornata della memoria dovrebbe però essere vissuta anche per chiederci qualcosa sul presente.

La memoria infatti deve aiutarci non solo contro il razzismo, ma, dicevo contro i suoi potenti alleati, menefreghismo e indifferenza. E’ qui, nella lotta all’indifferenza, che la memoria deve vincere: perché se la memoria è una medicina allora riuscirà a farci capire che il male è una banalità pervasiva se nessuno lo avversa, se nessuno dice NO. Ecco come potremo riuscire a non restare indifferenti.

A Napoli in questi giorni un barbone è morto tra passanti che neanche si sono voltati a guardarlo. Tutto sommato era solo un barbone. Non danno fastidio anche loro? E’ stata una breve, cioè una notizia di poche righe, sulla quale per fortuna mi è caduto l’occhio.

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