La disperazione degli ultimi e la politica altrove
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La disperazione degli ultimi e la politica altrove

Dramma della povertà, alle porte Agrigento. Lui, lei e un bimbo, senza tetto e senza lavoro, occupano la casa di un uomo ricoverato. Denunciati. [Onofrio Dispenza]

La disperazione degli ultimi e la politica altrove
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

13 Febbraio 2013 - 15.50


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di Onofrio Dispenza

Questa nostra Italia che si avvicina al voto ci sono piccoli episodi di cronaca che dovrebbero essere sottoposti ogni mattina agli sfidanti per la guida del prossimo governo, chiedendo loro risposte concrete, dettagliate: cosa farai? quando lo farai? quanto tempo vuoi per risolvere questo problema? con quali soldi? E invece, la campagna appare sostanzialmente scomposta, staccata dai bisogni reali. Sì, è vero, si dice “Più lavoro!”, e ci crediamo che chi lo urla pensa davvero che si debba trovare più lavoro, soprattutto per i milioni di giovani senza speranza. Ci mancherebbe.

Agli sfidanti per Palazzo Chigi, e a ciascuno di noi, ecco il racconto piccolo di un grande dramma, con la solita logica finale che a ritrovarsi l’uno contro l’altro sono gli ultimi.

Contrada Vincenzella, alle porte di Agrigento, non distante da Porto Empedocle. A due passi c’è la casa natale di Luigi Pirandello che si affaccia sul mare da una terrazza di verde, il Caos. Vincenzella è un quartiere fatto male, come i tanti destinati agli ultimi. Ci vive anche una giovane coppia, con un figlio di pochi mesi. La coppia e il piccolo in realtà non hanno una loro casa, non l’hanno mai avuta. Il loro calendario è un susseguirsi di giorni incerti e senza prospettive, neanche quella minima di un tetto per il loro piccolo. Lui disoccupato, anche lei senza lavoro, e con il carico della maternità.

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A Vincenzella ci vive anche un uomo. Accade che l’uomo non stia bene, che sia costretto ad un ricovero in ospedale per accertamenti. L’uomo viene ricoverato. Quando scriviamo, l’uomo è ancora in corsia e non sa che quando sarà dimesso non potrà rientrare a casa. Sì, perché mentre l’uomo entrava in ospedale, la famiglia bisognosa ne approfittava ed entrava nell’abitazione dell’uomo, occupandola abusivamente. Tutto è accaduto lo scorso fine settimana, non ci hanno pensato due volte, appena hanno saputo del ricovero dell’uomo: hanno sfondato la porta e si sono insediati nell’appartamento. Naturalmente, si sono beccati una denuncia per occupazione abusiva. Ma i tre “abusivi” non sentono il peso della denuncia, hanno vissuto di peggio, e non hanno la minima intenzione di uscire da quella casa.

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