Vaticano: sindrome da assedio, i cattivi sono i giornali
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Vaticano: sindrome da assedio, i cattivi sono i giornali

La Segreteria di Stato si scaglia contro la stampa, ma dietro le parole c'è la frustrazione di una struttura scossa dalle lotte interne e incapace di incidere sugli eventi.

Vaticano: sindrome da assedio, i cattivi sono i giornali
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25 Febbraio 2013 - 09.08


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di Francesco Peloso

La Segreteria di Stato alla fine ha perso le staffe e anche un po’ il controllo: al punto da arrivare a dire che la stampa con i suoi attacchi e le sue critiche può influenzare i cardinali e quindi il conclave.

La durissima presa di posizione del cardinale Tarcisio Bertone – il giorno seguente la nomina del suo ministro degli Esteri, monsignor Ettore Balestrero, quale nuovo nunzio in Colombia – è insieme la manifestazione di un timore e di una frustrazione. Il timore è quello dell’isolamento, dell’assedio mediatico che già si è visto numerose volte nell’arco del pontificato di fronte a scandali e crisi di varia portata; la frustrazione invece è la spia di un sentimento più profondo: la percezione di esercitare un potere che non riesce a diventare governo, pervasivo nelle sue diramazioni e nel numero degli uomini – considerati a volte affettatamente ‘fedelissimi’ – ma mai del tutto in grado di assumere autorevolezza e distacco.

Inoltre, per la prima volta, i destini di Ratzinger e del suo più fidato collaboratore appaiono lontani; il che non aiuta di certo Bertone il quale forse puntava a restare in carica, come da prassi, anche con il nuovo pontefice almeno nel primo periodo. La questione relativa alla nomina del nuovo Segretario di Stato, invece, accompagna in queste ore in modo incessante quella relativa all’ elezione del nuovo Papa, quasi fosse un problema unico da risolvere.
Negli anni passati ci fu già una mezza sollevazioni di cardinale di varie parti del mondo contro il Segretario di Stato accusato di non essere all’altezza della situazione. Si parlò di una lettera sottoscritta da molti di loro inviata al Pontefice. L’arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois – per citare solo il più noto fra molti esempi – parlò delle possibili dimissioni di Bertone.

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D’altro canto il fastidio della Segreteria di Stato per la pressione mediatica ha anche altre componenti, perché in effetti è tutta la Curia ad essere finita sotto accusa. E’ come se l’apparato vaticano si ribellasse a questa messa in stato d’accusa mediatica. E tuttavia molti prelati sembrano dimenticare che il riflesso dell’opinione pubblica è scattato dopo che il Papa il 13 febbraio scorso, mercoledì delle ceneri, due giorni dopo l’annuncio delle dimissioni, puntò chiaramente il dito accusatorio contro le divisioni interne alla Chiesa il carrierismo, la ricerca del potere. Da quel momento gli eventi sono precipitati.

Angelo Sodano, vecchio Segretario di Stato, uomo di potere che ha contrastato Bertone a lungo, è uno degli altri protagonisti di questa fase di decadenza. Fu Sodano a scontrarsi con Christoph Schoenborn, l’arcivescovo di Vienna amico di Ratzinger, che lo attaccò sul delicato caso di Marcial Maciel, il fondatore dei Legionari di Cristo accusato di abusi, violenze sessuali e di traffici illeciti di ogni tipo. Schoenborn sostenne che Sodano impedì al cardinale Ratzinger di fare pulizia; si scatenò un putiferio e il grande cardinale austriaco fu costretto quasi a chiedere scusa a Sodano. Maciel era però amico di Wojtyla e di Stanislaw Dziwisz, il suo potente segretario, oggi cardinale a Cracovia.

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E’ un mondo di intrighi e di ricatti, di vicende poco chiare che sta venendo rovinosamente alla luce. Ancora la questione della lobby gay vaticana, emersa come ulteriore boatos incontrollabile negli ultimi giorni – ma non poi così inverosimile considerando l’intreccio fra sessuofobia e trasgressione latente nei sacri palazzi – ha fatto andare su tutte le furie una Segreteria di Stato che sembra non riuscire a trovare gli argomenti per difendere quello che rimane, tutto sommato, il buon nome della ditta.
Allo stesso tempo dietro le nomine ultrabertoniane per gestire la voragine di debiti dell’Idi, l’Istituto dermopatico dell’Immacolata, e le varie ruberie che il caso fa emergere, s’intravede l’ennesimo scandalo in grado di far tremare il palazzo apostolico. Il cardinale Giuseppe Versaldi in qualità di commissario e Giuseppe Profiti – vero ministro della sanità ombra del Vaticano – come suo braccio destro, dovranno mettere mano a un caos di debiti e malversazioni notevoli. Nella vicenda s’intravede però, come è emerso qualche tempo fa, anche la figura della nipote di monsignor Angelo Becciu, il Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato. La signora in questione è stata l’assistente personale di padre Franco Decaminada, l’ex capo dell’Idi sotto inchiesta per i dissesti finanziari. Anche in questo caso, come altrove, non è l’aspetto giudiziario che conta, tutto da verificare, ma la rete di legami e rapporti, di sodalizi e inimicizie, di complotti veri o verosimili, che porta ormai fino ai vertici dei sacri palazzi senza soluzione di continuità. Dalle parti di San Pietro, un sacerdote che conosce bene gli ambienti curiali, commenta: “E’ questo stato di cose estremamente delicato, spesso usato strumentalmente dalla stampa, a suscitare certe reazioni un po’ eccessive e controproducenti nei toni da parte della Segreteria di Stato”.

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