Le migliaia di venezuelani che hanno partecipato ai [url”funerali di Hugo Chávez”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=40960&typeb=0&Hugo-Chavez-vive-e-lotta-insieme-a-noi[/url], vestiti con le camice rosse e i cappelli rossi, sono parte di quelle centinaia di migliaia che si ammassarono e dimostrarono a favore del Presidente imprigionato durante il colpo di stato dell’aprile 2002.
Per evitare inutili spargimenti di sangue Chávez si consegnò agli insorti che lo imprigionarono nella base navale di Tiuna. In quel frangente un ufficiale diede a Chávez un cellulare con il quale informò la sorella della sua situazione. Ci fu una immensa mobilitazione e in brevissimo tempo oltre 600mila persone si radunarono attorno alla base per dimostrare a favore della liberazione di Chávez.
Fu trasferito nell’isola di Orchila e due giorni dopo mentre il Cardinale di Caracas cercava di convincerlo a lasciare il Venezuela, tre elicotteri atterrarono sull’isola, lo liberarono e lo riportarono a Caracas in un tripudio di folla osannante. Chávez immaginifico ed estroso Caudillo era amato soprattutto dalle fascie popolari più deboli e povere che sempre l’hanno sostenuto sia nelle elezioni presidenziali che nei referendum. La politica sociale di Chávez è stata in misto di socialismo, marxismo, populismo che si ispirava anche al pensiero e all’azione del “Libertador” Simon Bolivar.
Furono soprattutto l’anelito e gli ideali di Bolivar che permisero a Chávez di influenzare con la sua azione interna al Venezuela e con i suoi rapporti con i vari leaders latino americani, la politica di molti paesi del Sudamerica. Un continente che ancora per molto tempo degli anni ’80 era caratterizzato da dittature che bloccavano lo sviluppo democratico istituzionale e sociale.
In Argentina il Gen Videla, in Brasile il gen Figueredo, in Cile il Gen Pinochet, in Paraguai il Gen Stroessner, in Bolivia Estensorro, in Perù… e così via anche in alcuni paesi dell’America Centrale. Poi, a cominciare dal Brasile si iniziò un percorso verso la democrazia e quando nel 1998 Chávez fu eletto presidente e portò al potere il Movimento della Quinta repubblica da lui fondato nel 1992, (non va dimenticato che sempre nel ’92 fu protagonista del fallito colpo di stato per rovesciare il Presidente Perez) la situazione politica sudamericana era notevolmente cambiata e si era innescata una tendenza che si catalizzava con posizioni critiche e in forte contrasto e di rottura con la politica statunitense in America Latina.
Chávez, quindi, su una base populista-marxista saldò gli ideali bolivariani di integrazione latino americana ad una posizione antimperialista statunitense e con questa posizione, collegata alla sua stretta e collaborativa amicizia con Fidel Castro, influenzò buona parte della politica sudamericana. Da qui i suoi stretti rapporti con il Brasile di Lula, con l’Argentina d Kirchner, con il Perù di Morales.
Il contrasto con gli Stati Uniti è stata una bandiera internazionale di Chávez e da qui anche la contrapposizione cosiddetta antimperialista contro tutto ciò che era riconducibile a posizioni filo americane o sotto influenza americana: contro il Fmi, contro la Banca Mondiale e un dura opposizione ad Israele. Oltre a Cuba, invece, forte vicinanza al mondo arabo, alla causa palestinese e all’Iran e alla Libia di Gheddafi. Questa ultima vicinanza era anche legata alle questioni petrolifere.
Chávez nazionalizzò il petrolio venezuelano ed utilizzò i proventi per questioni sociali migliorative della sanità, della educazione, del lavoro, dell’agricoltura, anche attraverso una ridistribuzione dei latifondi. Questi risultati hanno permesso a Chávez di ottenere una grande popolarità che si è poi espressa in occasione delle successive elezioni presidenziali del 2000, del 2006 e infine del 2012 con un costante incremento del consenso.
Anche in occasione del referendum voluto dalla opposizione che raccolse oltre tre milioni e mezzo di firme per la sua destituzione Chávez ottenne una larga vittoria. Fu anche fautore di una nuova Costituzione e in essa volle inserire i diritti umani come elemento fondamentale, quasi come un quarto potere costituzionale.
Di fatto questi principi, secondo alcune agenzie dei diritti umani, non sono stati rispettati e nel Venezuela di Chavez si sono verificate palesi violazioni. Forse anche brogli elettorali.
Molti venezuelani piangeranno Chávez in questi dieci giorni di lutto nazionale e anche oltre. Un caudillo bolivariano che ha dato speranze a alle fasce più emarginate della popolazione alla ricerca di una giustizia sociale che ora ha bisogno di meno demagogia di meno populismo e di una più solida democrazia nella libertà.
*presidente della commissione Diritti Umani del Senato
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