Si cercano trecento chili di esplosivo, la zona battuta è quella di Ficarazzi, alle porte di Palermo. A parlarne, l’anonimo che nei giorni scorsi ha fatto arrivare una lettera alla Procura della repubblica di Palermo dicendo del progetto di uccidere il Pm Nino Di Matteo.
L’indicazione di Ficarazzi era nella stessa missiva. Lettera arrivata pochi giorni prima di Pasqua, e che aveva fatto scattare lo stato di massima allerta nell’intelligence antimafia. L’autore dell’anonimo sostiene di essere “un affiliato della famiglia di Alcamo”, incaricato “da due mesi” di seguire gli spostamenti del sostituto procuratore Nino Di Matteo, il magistrato che da anni indaga sulla trattativa fra mafia e Stato. Lui al centro di un progetto di attentato, deciso –secondo l’anonimo – dalle “famiglie di Palermo e Trapani”.
Nella lettera, in particolare si cita una “famiglia” di Palermo, quella di Pagliarelli, un tempo comandata da Gianni Nicchi. Secondo l’anonimo, “anche Riina, tramite il figlio, è d’accordo” con l’attentato al magistrato.
Ma, non solo Di Matteo. Nella lettera si annunciano altri due attentati. Uno nei confronti di Ciancimino j., l’altro contro un magistrato di Caltanissetta.
Per gli attentati, accantonati quei trecento chili di esplosivo nascosto a Ficarazzi. Progetti che sarebbero già in fase avanzata di preparazione, tanto da anticipare alcuni dettagli operativi: “Di Matteo lo dovremo affrontare con un commando di due macchine e tre moto. Ciancimino, una moto di supporto più uno scooter dovrebbe bastare”.