Conclave politico per la formazione del nuovo governo
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Conclave politico per la formazione del nuovo governo

Dopo una settimana, all’apertura delle porte, siamo certi che saranno state raggiunte diverse intese. [Fulgo Graziosi]

Conclave politico per la formazione del nuovo governo
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5 Aprile 2013 - 10.00


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di Fulgo Graziosi

Questo Paese che, secondo Monti, avrebbe recuperato credibilità e visibilità nel mondo grazie al suo modo di gestire la cosa pubblica, è caduto miseramente nei baratri della classifica mondiale a causa della mancata e impossibile composizione del nuovo governo.

Anche in questa fase il Professore ha recitato la sua parte, non tanto come protagonista, quanto come vero e proprio “attendista”. Il nuovo “Cincinnato” si è affacciato al davanzale della politica. Ha osservato tutte le battaglie che si svolgevano nell’arena, senza parteciparvi. Non si è candidato solamente per paura di rimetterci la faccia e, malgrado tutto questo, avrebbe preteso di nuovo l’incarico di Presidente del Consiglio. In parole povere, si era già comodamente adagiato sulla poltrona dei privilegi, quelli che avrebbe voluto cancellare agli altri.

Andiamoci piano. Allentiamo la morsa, perché di privilegi Monti ne ha avuti alcuni di rilevante importanza. È stato nominato, senza preavviso e senza alcuna preparazione, Senatore a vita. Dopo un paio di settimane è arrivato anche l’incarico della Presidenza del Consiglio per la formazione di un Governo tecnico a tempo determinato. Invece di tempo se ne sta prendendo a iosa, guardandosi bene dal formulare qualsiasi proposta per eliminare la paurosa fase di stallo in cui versa il Paese. Diciamo pure che sta cercando di tirare l’acqua al proprio mulino. Più tempo passa e più aumentano le probabilità di ottenere un secondo incarico per la formazione di un Governo, anche “vacanziero”, se vogliamo, pur di evitare il ritorno alle urne.

La via, comunque, è ben delineata. Se dovesse perdurare la fase del “tira e molla”; se dovessero persistere le esasperazioni individualistiche per l’incarico della costituzione del Governo, sarebbe quanto meno inevitabile il ricorso alle urne, il cui esito non uscirebbe fuori dallo schema delle incertezze.

Mancano le idee per la redazione di programmi aderenti allo stato dei fatti. Non esiste alcuna preoccupazione di riattivare l’attività produttiva del Paese. Nessuno si preoccupa dei giovani, del loro futuro, dell’inserimento in tempo utile nel mondo del lavoro: si produce solo ed esclusivamente “aria fritta”.

Tutti parlano dell’urgenza di mettersi a tavolino. Ognuno dei “sapientoni” lancia incomprensibili proclami, con invito a non perdere ulteriore prezioso tempo. Di quale tempo parliamo? Di quello necessario ai parlamentari eletti per acquisire diritti e privilegi come i predecessori? Non si parla, infatti, dell’accorciamento dei tempi per pagare i creditori dello Stato che aspettano già da qualche anno quella boccata di ossigeno finanziaria che li faccia almeno sopravvivere.

In tutto questo marasma il povero Capo dello Stato, malgrado le grandi strategie messe in opera per salvare l’Italia e gli italiani e – diciamolo pure tra le righe, sommessamente – anche il suo Partito ha fatto ricorso a vari stratagemmi: Governo tecnico e Comitato dei Saggi, pur di non chiamare nuovamente gli elettori alle urne.

Non interessa nulla a nessuno: ho vinto le elezioni per un solo punto e pretendo l’investitura di Presidente del Consiglio, costi quel che costi. A questo punto vorremmo riesumare una antica asserzione, tornata puntualmente di attualità: “Per un punto Martin perse la cappa”.

Oggi, riteniamo che il Presidente della Repubblica, dall’alto della sua saggezza, possa aver perso la pazienza e la fiducia verso i nuovi e i vecchi parlamentari. In un momento di riflessione, non è escluso che possa veramente seccarsi e, non vedendo altra soluzione, possa ricorrere all’emissione di un autorevole e innovativo DPR, decretando l’istituzione di un vero e proprio “Conclave politico”, ordinando di rinchiudere tutti i parlamentari all’interno del famoso transatlantico, sbarrando le porte fino a quando non sarà raggiunto un pieno e razionale accordo, così come ha sempre fatto il Vaticano. Vitto e alloggio gratuito a tutti, senza privilegi di sorta, pane e acqua tutti i giorni e una brandina di tipo militare per riposare. Dopo una settimana, all’apertura delle porte, siamo certi che saranno state raggiunte diverse intese: formazione del Governo; riduzione dei Ministri; abolizione dei privilegi e dei rimborsi; riduzione del numero dei parlamentari senza traumi, perché alcuni abbandoneranno per stanchezza e altri per manifesta impreparazione; riordino delle strutture e dei conti pubblici con il ridimensionamento delle attribuzioni e dei poteri che si sono indebitamente arrogati i “Faraoni” regionali, ossia i “Governatori” come amano farsi definire pubblicamente.

Sarebbe una bella cura dimagrante, non solo fisicamente. Ridimensionerebbe di molto le pretese di certi “giocatori” e consentirebbe di far affiorare i valori sociali della correttezza, della trasparenza, dell’affidabilità, dell’impegno, dell’operosità, delle capacità e, soprattutto, del rispetto nei confronti degli italiani. Forse, sulla scorta di una esperienza del genere, molti potrebbero cominciare a pensare che “Per un punto Martin perse la cappa”. La si può perdere anche con molto meno. Pensiamo prima a riconquistare stima, dignità, equilibrio e produttività competitiva all’interno del nostro Paese e poi potremo misurarci e compararci con le altre realtà comunitarie e internazionali se veramente teniamo alla nostra storia e alla nostra civiltà.

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