In Vaticano si respira l’aria dell’attesa e dell’incertezza: cosa farà il Papa? Chi nominerà? Sono in molti i monsignori di lungo corso che si sentono inquieti, in questi giorni, cercando di scrutare le prossime mosse di Francesco. Quest’ultimo, da parte sua, continua lungo un cammino che sembra intanto privilegiare il metodo per poi arrivare ai nomi.
Così il deciso intervento in favore del contrasto alla pedofilia, sembra indicare anche un principio generale per le future nomine. Ai vertici saranno chiamati uomini in grado di condividere con il Papa lo sforzo per la pulizia interna e la riforma, sapendo che ormai è in gioco la credibilità stessa della Chiesa, concetto che veniva pure enunciato nel comunicato sull’impegno contro la piaga della pedofilia. Allo stesso tempo, però, bisogna attendersi nelle prossime settimane anche partenze eccellenti dalla Curia romana.
Sui dossier più caldi – Ior, abusi sessuali, corruzione, ridimensionamento della Curia, riorganizzazione della Segreteria di Stato – Bergoglio procederà secondo lo stile fin qui proposto: vale a dire da una parte la capacità di creare una forte empatia con il popolo di Dio, su altro versante, però, c’è la chiara messa in discussione dello sfarzo, del potere fine a sé stesso, la cosiddetta “autoreferenzialità” della Chiesa, e del riconoscimento, al contrario, della qualità e della capacità di servizio. Certo, inevitabilmente anche Francesco dovrà fare qualche mediazione anche perché, in questo momento, il vescovo di Roma ha soprattutto bisogno di alleati sicuri, di personalità che conoscano bene i meandri dei palazzi vaticani e lo sappiano consigliere per il meglio.
Domani intanto ci sarà la “presa di possesso” della cattedra di Roma a San Giovanni in Laterano, un atto che può essere assai significativo e foriero di indicazioni importanti per chi preferisce definirsi vescovo di Roma piuttosto che Papa. Per quel che concerne la Curia, invece, si parla da tempo di una semplificazione dei centri decisionali: in sostanza si lavora a una ipotesi di nuova divisone dei poteri; il Papa avrà solo compiti religiosi e non più da capo di Stato, il che lo solleverebbe da incombenze come quella di essere, per esempio, alla testa di organismi come lo Ior. Al contrario il Governatorato assumerà compiti più ampi, compreso il controllo sull’Istituto finanziario che potrebbe anche cambiare la propria natura giuridica per diventare definitivamente una banca.
Allo stesso tempo la Segreteria di Stato lavorerebbe in stretta connessione con il Governatorato, tanto che, secondo una fonte vaticana, “si pensa anche alla possibilità di avere alla fine un unico organismo che raccoglie entrambe le competenze”. In questo caso il presidente del Governatorato, il cardinale Giuseppe Bertello, assumerebbe un ruolo centrale. Per il ministro degli esteri, si continua a fare, fra gli altri, il nome di monsignor Pietro Parolin, oggi nunzio in Venezuela. Parolin prenderebbe il posto di monsignor Dominique Mamberti. Al contrario potrebbe restare la suo posto il Sostituto per gli affari generali, monsignor Angelo Becciu, mentre per la Segreteria di Stato la candidatura del cardinale Fernando Filoni continua ad avere i suoi sponsor, come pure quella del nunzio a Parigi Luigi Ventura.