I segreti degli assassini volanti
Top

I segreti degli assassini volanti

7500 droni Usa e non bastano. Anche l'Italia ne vuole 5. Centinaia di attacchi e migliaia di morti. Sigonella capitale mondiale dei droni. [Ennio Remondino]

I segreti degli assassini volanti
Preroll

redazione Modifica articolo

11 Aprile 2013 - 20.24


ATF
di Ennio Remondino

La morte vola a caso. Il 6 aprile nella valle di Shultan, a 30 km da Asadabad, vicino al confine tra Afghanstan e Pakistan, le Forze Speciali afghane, che stanno scontrandosi con un forte gruppo di talebani, chiedono l’intervento delle Forze aeree. Il bombardamento causa la morte di una decina di talebani e le consuete “vittime collaterali”. Questa volta è toccato a 11 bambini tra 1 e 12 anni, oltre a 6 donne rimaste ferite. Ma era solo un orrendo bis. Sempre nello stesso distretto di Shingal, un mese prima, il 13 febbraio, altro intervento aereo della Nato che causa la morte di 10 civili fra i quali 5 bambini. Fu l’ennesimo episodio di vittime civili che spinse il Presidente Amid Karzai a emettere un decreto per vietare i raid nelle aree abitate. Ovviamente il decreto è rimasto lettera morta. Come restano da anni inconcludenti le inchieste dei Comandi Militari e impunite le stragi. Applicazione della “Opzione Zero”, zero morti in casa anche a costo di terribili “effetti collaterali”.

Robot assassini. Errori umani e killer meccanico-digitali, i Droni. Velivoli senza pilota a bordo controllati a distanza da un navigatore o pilota, sul terreno o in un altro veicolo. A gennaio Ben Emmerson, responsabile Onu per i diritti umani e il controterrorismo, ha annunciato l’avvio di un’inchiesta sull’uso dei droni e degli “omicidi mirati”. L’inchiesta, la cui conclusione è prevista nell’autunno di quest’anno, sta analizzando ora l’attività degli Stati Uniti, uno dei 51 Paesi -tra cui Cina, Francia, Israele, Pakistan e Russia- in possesso di droni e delle relative tecnologie. Gli Stati Uniti affidano la gestione del  programma Droni alla Cia. Alcune cifre d’assaggio. Nel solo Pakistan, dal 2004 al 2013, droni americani hanno eseguito 362 raid che hanno ucciso fra 2.629 e 3.461 persone. Versioni diverse ci dicono di 475 o 891 vittime civili, tra cui ben 170 bambini. Ma l’epicentro dei raid resta l’Afghanistan con 333 attacchi nel solo 2012, cui segue il Pakistan con pochi di meno.

La strategia di Obama. Il presidente, come primo sostenitore, e John Brennan, nominato a capo della Cia come esecutore del programma dei droni, tanto da rivendicarne pubblicamente i successi in Libia, Yemen e Pakistan. Effetti collaterali a parte. E polemiche interne. La Rete televisiva Nbc mostra un documento in cui l’Amministrazione Usa legittima gli omicidi selettivi con droni “dei principali leader operativi di Al Qaida o di una forza associata… anche se non esiste prova che abbiano pianificato l’esecuzione di un attacco contro il Paese”. 50 pagine Top Secret del Dipartimento di Giustizia per giustificare il progetto dell’uccisione del cittadino statunitense Anwar al Awlaki, capo di “Al Qaida in the Arabian Peninsula”, l’Aquap, accusato del tentato dirottamento di un aereo e assassinato nello Yemen nel settembre 2011 con un missile esploso da un drone. L’Osservatorio “Drone’s Watch” denuncia 385 raid in Pakistan e Yemen con la morte di 132 minori.

Sigonella capitale. I droni della Cia vengono fatti decollare da basi in Medio Oriente e Corno d’Africa. Un’altra base è stata realizzata nel giugno 2011 in un sito segreto dell’Arabia Saudita sotto la supervisione di Brennan, in attesa di quella che Usa e Nato stanno progettando a Sigonella nell’intento di farne “la capitale mondiale dei droni”. Per questa “guerra non convenzionale” con i killer volanti, il Pentagono aveva già deciso di aumentare del 30% la sua attuale flotta di 7.500 velivoli, con una spesa di 32 miliardi di dollari. L’Italia della crisi, oltre che fornire la base nella collocazione strategica siciliana, partecipa di suo per far sentire anche le nostre forze armate all’altezza dei soci Nato. L’Italia parteciperebbe con 4 milioni per 5 droni costruiti negli Usa, che verrebbero dislocati dalla Nato ovviamente a Sigonella, e per l’acquisto di missili e bombe di precisione anch’essi di fabbricazione statunitense. Uno spunto di polemica in più oltre al contestato acquisto degli F-35.

“Kill list” settimanale. Ci racconta il New York Times” che “più di 100 membri dell’apparato di Sicurezza Nazionale spremono le loro intelligenze “per raccomandare al Presidente chi sarà il prossimo a morire”. Una incredibile “Kill list”. Comunque, ci spiega l’autorevole quotidiano, l’ultima parola e firma spettano al Presidente. Bella consolazione. Di fatto i droni possono essere considerati un’evoluzione di quelle “Forze Speciali” per le quali nel 1987, presidenza di Ronald Reagan, venne costituito un “Comando delle Operazioni Speciali”, poi utilizzato nella “guerra globale al terrorismo” post 11 settembre 2001. Secondo un’inchiesta del Washington Post, queste formazioni militari sono presenti in 75 Paesi e, ad esempio in Afghanistan, destinate a restare ben oltre il 2014, fine della missione Nato a guida statunitense, per “dare la caccia ai leader degli insorti, catturali o ucciderli e addestrare truppe locali”. Direttiva segreta 2009 sulle Operazioni speciali.

Licenza d’uccidere. Sempre dal Washington Post. Il Comando delle Operazioni Speciali dispone di 54 mila specialisti delle 4 Forze Arnate, organizzati “in piccole unità d’élite con il compito di eliminare o catturare nemici e distruggere obiettivi; guerra non convenzionale condotta da forze esterne, addestrate e organizzate dall’UssCom; contro-insurrezioni per aiutare Governi alleati e reprimere una ribellione; operazioni psicologiche per influenzare l’opinione pubblica straniera così che appoggi le azioni militari Usa”. Negli Emirati Arabi sta nascendo una forza militare condivisa da Pentagono e Cia per potenziare le monarchie della regione da utilizzare anche in Africa. Esempio la partecipazione di Qatar ed Emirati nella guerra in Libia, modello per dimostrare come senza inviare truppe e subire perdite “leader di alcune potenze di media grandezza possono essere rovesciati a distanza” usando armi aeree e navali e facendo assumere il peso maggiore agli alleati. Chiaro.

Native

Articoli correlati