La svolta liberal di Papa Francesco
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La svolta liberal di Papa Francesco

Un gruppo di cardinali per riformare la Curia. Per la prima volta dopo molti anni non sono gli ultraconservatori a farla da padrone. Facce nuove per cambiare la Chiesa

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14 Aprile 2013 - 10.56


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di Francesco Peloso

Il Papa a un mese esatto dalla sua elezione fa la prima mossa in direzione di un cambiamento radicale nell’organizzazione della Curia romana. Ieri, infatti, Francesco ha nominato un gruppo di otto cardinali che avranno il compito di elaborare un progetto di riforma complessivo del governo della Chiesa. Con loro, ha fatto sapere la Segreteria di Stato, il Pontefice è già in contatto, dunque il gruppo è al lavoro anche se la prima riunione ufficiale è prevista per l’inizio di ottobre. I nomi prescelti dal Pontefice identificano sia una composizione geografica nuova nella gestione del governo della Chiesa, che un cambiamento di visione strategica, oltre che indicare quali sono stati i grandi elettori di Jorge Mario Bergoglio.

Il gruppo è infatti costituito dai cardinali Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; Francisco Javier Errazuriz Ossa, arcivescovo emerito di Santiago del Cile (Cile); Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay (India); Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco (Germania); Laurent Monswengo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo); Sean Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston (Stati Uniti); George Pell, arcivescovo di Sidney (Australia); Oscar Andrés Maradiaga Rodríguez, arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), quest’ultimo avrà anche il compito di coordinare il gruppo. C’è poi monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, con funzione di segretario.

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I cardinali dovranno lavorare a un progetto di “revisione della Costituzione apostolica Pasto Bonus”. Si tratta del documento di Giovanni Paolo II risalente al 1988 che definiva gli attuali assetti della Curia, con le competenze della Segreteria di Stato, delle congregazioni, dei vari pontifici consigli, dei tribunali ecclesiastici e di alcuni uffici fra i quali l’Apsa, cioè l’Amministrazione del patrimonio della Santa sede, e la Prefettura degli affari economici; in poche parole il cuore del sistema di potere vaticano che verrà sottoposto a un severo screening e poi, con ogni probabilità, smontato e rimontato secondo una indicazione principale: quella di sburocratizzare la Curia, di ridurre e semplificare gli organismi, insomma di rendere più funzionali e trasparenti i diversi ‘ministeri’ del Papa. Quest’ultimo, invece, potrebbe essere sollevato da diversi incarichi politico-istituzionali, come quello di capo dello Stato o responsabile ultimo dello Ior, la banca vaticana. Fra l’altro anche l’istituto finanziario della Santa Sede potrebbe essere presto interessato da un provvedimento analogo.

Queste sono le intenzioni del Pontefice e non solo le sue se è vero, come ha detto ieri il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, che Bergoglio “ha voluto dare un segnale di essere attento a recepire le indicazioni, i consigli, i suggerimenti che i suoi confratelli cardinali hanno dato nel corso delle riunioni plenarie che preparavano il Conclave”. In tal modo, ha aggiunto Lombardi, “dimostra di essere attento alle attese della Chiesa universale, manifestate in quella sede autorevole”. Di fatto, Lombardi, ha confermato che il conclave è stato dominato, fra gli altri, anche dal tema della riforma del governo centrale della Chiesa universale; anzi il Papa ha ricevuto un mandato preciso in proposito. Significativi poi i nomi scelti: a coordinare c’è il salesiano Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente della Caritas internazionale, con lui Sean Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, frate cappuccino, impegnato nella battaglia contro la pedofilia nella Chiesa; c’è anche la possibilità che qualcuno di loro venga chiamato presto a ricoprire incarichi rilevanti a Roma. L’unico cardinale di Curia presente nel gruppo è Giuseppe Bertello, un passato da nunzio apostolico in Africa e Messico, bertoniano, personalità rispettata però da molti gode di stima ampia nella Chiesa.

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Potrebbe essere lui il prossimo Segretario di Stato, la partita è ancora aperta ma certo in lui il Papa deve riporre una fiducia ampia. La scelta compiuta da Francesco, inoltre, ha un carattere di forte collegialità, i continenti del mondo sono tutti rappresentanti, e però non può sfuggire che al di là di questo, le personalità prescelte corrispondono al profilo di riformatori e liberal moderati, o conservatori non tradizionalisti. Insomma la svolta è anche nel merito, nei contenuti, nella linea lungo la quale sembra volersi muovere il Papa.

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