«Io sono fiera di essere italiana. Io voglio essere riconosciuta per quello che sono. I miei genitori saranno sempre colombiani, ma io sono nata qui e studiato qui». Si è concluso così l’appello di Diana, una 19enne nata a Monza da genitori colombiani, rivolto al leader della Lega Roberto Maroni dal palco del congresso lombardo della Cisl.
La ragazza si è rivolta direttamente al governatore, seduto in prima fila e fra gli oppositori dello «ius soli»,
per rivendicare i diritti dei nuovi italiani. «Ho un po’ di invidia per i miei compagni di scuola – ha spiegato -, che hanno potuto votare e scegliere i propri rappresentanti in Parlamento: farei di tutto per poter partecipare. Penso sia ingiusto, dopo una vita passata qui, per tempi burocratici un po’ lunghi non
ricevere la cittadinanza». Nel suo caso particolare, infatti,
Diana ha detto di aver chiesto lo scorso anno, al raggiungimento
della maggiore età, la cittadinanza italiana ma di non averla
ancora ottenuta.
Maroni le ha poi stretto la mano. «Ho parlato con la ragazza – si è limitato riferire ai cronisti all’uscita
-. Da ministro dell’Interno ho snellito le procedure: basta un mese e non cinque anni per la cittadinanza».
Il neo ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge ha già messo nero su bianco le linee guida del suo dicastero: chiederà l’abrogazione della legge Bossi-Fini e del reato di clandestinità, l’abolizione del permesso di soggiorno a punti, la chiusura dei Cie e il passaggio dallo ius sanguinis allo di ius soli per il riconoscimento della cittadinanza.
Il segretario della Lega Nord ha subito chiesto al Pdl e, in particolar modo, al ministro dell’Interno Angelino Alfano di chiarire qual è la posizione del governo sullo ius soli.
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