Il Papa copto: Francesco ti aspetto in Egitto
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Il Papa copto: Francesco ti aspetto in Egitto

Marc Innaro ha intervistato per Globalist Papa Tawadros, patriarca dei copti-ortodossi d'Egitto, la più antica e numerosa comunità cristiana del Mondo arabo.

Il Papa copto: Francesco ti aspetto in Egitto
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Marc Innaro Modifica articolo

10 Maggio 2013 - 23.02


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di Marc Innaro Tawadros II, patriarca di Alessandria e capo della Chiesa copta d’Egitto ha incontrato oggi Papa Francesco e ha salutato il Pontefice dicendogli “Ci vediamo in Egitto!”. Tawadros II giudica l’elezione a Papa di Jorge Mario Bergoglio un evento «di particolare rilevanza nel mondo intero. La Città del Vaticano, pur essendo il più piccolo Stato al mondo per popolazione ed estensione, è il più importante grazie alla sua influenza e al suo santo servizio». In questa intervista per Globalist, il patriarca parla dell’Ecumenismo e dell’incontro interreligioso. Santità, Lei visita il papa di Roma a meno di 6 mesi dalla Sua elezione a Patriarca della Chiesa Copta d’Egitto. Qual è il significato di questo incontro?

È assolutamente normale che ci si incontri. Quest’anno c’è un nuovo Papa a Roma e un nuovo Papa in Egitto. La prima storica visita avvenne con il nostro Papa Shenouda III, giusto 40 anni fa a Roma. Poi fu la volta di Giovanni Paolo II al Cairo, nel 2000. Questo è il terzo passo. Penso che sia un incontro molto importante per entrambe le nostre Chiese. La mia è una visita di amore, di carità fraterna, e sarà un contributo all’unità dei cristiani.

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L’ecumenismo, l’unità dei cristiani, sono temi che da sempre Le stanno molto a cuore.

Certo. Per tutti le Chiese, c’è un solo Gesù Cristo, una sola Bibbia, un unico Regno dei Cieli. Questi sono i 3 pilastri, le 3 basi comuni della nostra unità. Tutti speriamo nell’unità delle Chiese. E per raggiungerla, abbiamo due strumenti: il dialogo teologico e concreti gesti di carità fraterna fra tutte le nostre Chiese.

Santità, Lei recentemente ha affermato che la Rivoluzione di 2 anni fa, che ha deposto il regime di Mubarak, è stata un momento storico di svolta, specialmente per i giovani. Tuttavia, dopo l’ascesa al potere dei Fratelli Musulmani, molti cristiani d’Egitto affermano che le loro condizioni sono molto peggiorate.

Vede, l’ultima Rivoluzione egiziana ha abbattuto il tabù della paura. E questo è un bene. Ma allo stesso tempo, ha anche intaccato seriamente il rispetto reciproco. Del resto, dopo ogni Rivoluzione, c’è sempre un periodo di grande instabilità. Ed quello che vediamo oggi in Egitto. Ma passerà presto, entro pochi mesi. Sono convinto che l’economia e l’intera società egiziana si stanno rimettendo in marcia, e torneranno stabilità e sviluppo.

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Santità, Lei è a capo della più antica e più importante comunità cristiana del mondo arabo. I copti sono almeno 13 milioni in Egitto. Ritiene che oggi ci siano le condizioni per ottenere per voi cristiani gli stessi diritti, le stesse opportunità garantite finora solo alla maggioranza islamica del paese?

Non c’è dubbio. Uno Stato laico è nell’interesse della maggioranza dei musulmani e di tutti i cristiani. Noi sosteniamo con forza la separazione fra Stato e religione. Del resto, basta leggere la storia dell’Egitto per capire che il popolo egiziano non ha mai accettato uno Stato teocratico. La stragrande maggioranza degli egiziani oggi vuole costruire il proprio futuro all’interno di uno Stato laico e moderno. E vedrete che ci riusciremo.

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