Il tentato omicidio è una delle ipotesi di reato che la Procura di Torino valuta per l’attacco dell’altra notte al cantiere Tav di Chiomonte. Il fascicolo è aperto contro ignoti. Questa mattina a Palazzo di Giustizia il capo della Digos di Torino, Giuseppe Petronzi, ha incontrato i magistrati che si occupano delle indagini. I pubblici ministeri procedono anche per danneggiamento, porto di materiale esplodente e altri reati satellite.
Una frangia oltranzista che ha deciso di agire senza coordinarsi con il movimento No Tav “ufficiale”, quello composto dai comitati della Valle di Susa: c’e questa mano, secondo le prime ipotesi investigative, dietro l’ultimo attacco al cantiere di Chiomonte. Se ne è anche discusso ieri durante il comitato di controllo sull’ordine pubblico cui ha preso parte il ministro dell’interno, Angelino Alfano. Inquirenti e investigatori hanno rilevato che si è trattato di un’iniziativa preparata con cura e condotta con modalità differenti da quelle che, in passato, avevano accompagnato le proteste dei No Tav: un gruppo di persone che, senza raccordarsi con il movimento, ha deciso di compiere un salto di qualità nella protesta.
Gli inquirenti parlano di bombe carta, molotov e persino un mortaio artigianale contro il cantiere della Torino-Lione in Valle di Susa. “Fatti gravissimi ed esecrabili” li ha definiti ieri il ministro dell’interno, Angelino Alfano, dando ragione a chi parla di “escalation” e sottolineando che “lo Stato non si lascia sopraffare dai delinquenti che forse la notte scorsa volevano uccidere”. L'”atto di guerra”, come lo chiama il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, ha portato alla convocazione lampo, a Torino, di un comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico.