«Il Tg2 non copre né i fascisti, né gli stupratori. Il CdR della testata a nome di tutta la redazione rifiuta la gogna scatenata sul web dopo il servizio andato in onda ieri, nell’edizione delle 13, sulla morte di Franca Rame. Il Tg2 ha fatto le proprie scuse nella prima edizione utile, quella delle 20,30, con due servizi impeccabili». Queste le parole in una nota del Cdr del Tg2, in cui si sottolinea “che non c’era nessuna intenzione di offendere la memoria della grande donna che fu Franca Rame, né di omettere con premeditazione la matrice dell’aggressione da lei subita. Tantomeno si voleva ferire la sensibilità delle donne e degli uomini tutti».
L’organismo sindacale del Tg2 corre ai ripari dopo il vergognoso servizio mandato in onda ieri alle 13. Il caso è stato sollevato immediatamente dopo da Globalist, creando un’ondata di polemiche e di discussioni sul web, nei forum e nei social network, continuata anche dopo un secondo servizio del Tg2 mandato in onda in serata per scusarsi e correggere l’errore.
Nonostante ciò, gli internauti hanno espresso la loro indignazione e la loro rabbia chiedendo le dimissioni del direttore e della giornalista che ha frirmato il servizio. Questa richiesta non è partita da Globalist, che ha solo descritto e raccontato i fatti come sono avvenuti, ma dai lettori e dai telespettatori che hanno visto il filmato del servizio su internet, nei vari siti che lo hanno pubblicato dopo la segnalazione.
Ma la reazione degli internauti non va giù al Cdr del Tg2, che nella nota dice: «L’aggressione che si è scatenata sui social network – prosegue il Cdr – è stata eccessiva, soprattutto perché è proseguita anche dopo l’edizione del Tg che conteneva le scuse e i chiarimenti». «Attribuire ai giornalisti del Tg2 la volontà di giustificare lo stupro di Franca Rame – si legge ancora nella nota – è un pensiero semplicemente inaccettabile. Il confronto con i social network deve essere uno stimolo e una nuova possibilità di osservazione, giudizio e analisi per una corretta valutazione del nostro lavoro. Ma la buonafede rimane il presupposto fondamentale».