La prova provata non c’è, ma è inimmaginabile che quanto trapelato da un sito cattolico cileno sia inventato. Il Papa avrebbe parlato il 6 giugno con numerosi vescovi e religiosi della sua America Latina ed avrebbe detto che “in Vaticano ci sono tante anime sante, ma anche una lobby gay”.
Le poche parole, non confermate dal portavoce padre Lombardi, hanno avuto un effetto deflagrante, ma sono ormai parte di un passato, anche se prossimo, che Papa Francesco si sta lasciando alle spalle e che comunque ha volontà di azzerare.
Le chiacchiere forti sul potere dei gay nella sede di Pietro erano contenute in alcuni libri e libelli che hanno fatto scalpore negli ultimi tempi. Soprattutto però sono trapelati più che i fatti gli umori dei tre saggi (i cardinali Tomko, Erranz e De Giorgi) che hanno indagato e relazionato su Vatileaks. Si intuivano cose orribili, notificate sia a Ratzinger sia a Bergoglio, sull’allegra gestione delle finanze e della morale vaticane.
Adesso per Papa Francesco è l’ora delle decisioni e sono e saranno decisioni radicali. Per lo Ior e suoi amministratori non sono stati fatti sconti. Allontanati e cambiati. E così sarà per la cosiddetta lobby gay. C’è da dire che una lobby è potente ed incisiva quando ha alcuni pilastri importanti all’interno del sistema,ed ora non sembra più così.
Morti eccellenti per avanzata età e malattie invalidanti hanno già decapitato la cupola di questa combriccola di malaffare morale. Poi Ratzinger ci aveva messo del suo, rimuovendo silenziosamente alcuni altissimi prelati e togliendo loro deleghe prestigiose. Infine Papa Francesco sta facendo il resto agendo di ramazza quotidianamente e levando dalla rosa dei possibili successori ai posti di potere del Vaticano e della Curia chiunque sia in odore di sospetto.
Sotto questa mannaia sono già cadute candidature eccellenti e colorate di porpora cardinalizia alla Segreteria di Stato (al posto di Bertone) e a capo delle Congregazioni. Per la carica di Segretario di Stato in pole position ora ci sono due nunzi apostolici forgiati uno in Uganda ed un altro in Sud America, poco coinvolti con affari e finanza, ma molto pastori evangelizzatori con pratica diplomatica.
L’altra novità, molto avversata, è quella di togliere ai cardinali l’appartamento in Vaticano e costringerli ad andare ad risiedere nelle parrocchie dove sono incardinati. Il tutto in linea con un altro desiderio di Papa Francesco: quello di lasciare il Vaticano (anche Santa Marta) per andare a vivere in Laterano, sede del Vescovo di Roma. Una rivoluzione logistica in linea con il desiderio che lui e i principi della Chiesa siano sempre più calati nella realtà quotidiana.