In ricordo di Paolo Borsellino: ma i segreti siano svelati
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In ricordo di Paolo Borsellino: ma i segreti siano svelati

Oggi è il giorno del ricordo del magistrato e dei cinque agenti della scorta morti nella strage di via d'Amelio il 19 luglio del 1992. È il 21° anniversario.

In ricordo di Paolo Borsellino: ma i segreti siano svelati
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19 Luglio 2013 - 11.49


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di Giuliano Girlando

È la prima volta dopo anni che oggi 19 luglio non sono a Palermo ad alzare l’agenda rossa. Sono passati ventuno anni dalla strage di Via D’Amelio e avevo dieci anni, quando i miei mi raccontavano attraverso le immagini televisive cosa stava accadendo in Italia.

Non è facile spiegare ad un bambino di dieci anni le morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, come non è facile spiegare che due uomini di stato morivano abbandonati dallo stato che avevano giurato di servire. ”Hanno ammazzato Paolo Borsellino”, quelle televisioni ripetevano il nome del giudice in modo anche ossessivo , sono passati però anni prima che uscisse fuori la storia dell’agenda rossa.

È stato possibile solo perché Salvatore Borsellino e un gruppo di ragazzi e ragazze nel silenzio più assordante hanno rivendicato la verità su una morte di stato e la verità sulla fine di quella agenda rossa. Sono stati riaperti dei processi sulle stragi e non sono mancati i detrattori e i pennivendoli asserviti che hanno parlato di romanzi e visioni strampalate di un gruppo di talebani.

Insomma Paolo Borsellino è morto e con lui gli angeli custodi della sua scorta, ma non è dato conoscere il motivo reale della sua morte. Si era opposto ad una trattativa accertata anche se ancora senza colpevoli e mandanti? Stava seguendo il lavoro di Giovanni Falcone? Avevo capito dell’esistenza di uno stato parallelo e di servizi segreti deviati?

Oggi sappiamo solo che abbiamo un dovere morale: quello di ricordare il 19 luglio ogni giorno e di supportare i tanti testimoni di giustizia che denunciano le mafie e spesso vengono isolati. Non sappiamo dove sia o se sia ancora intatta quell’agenda rossa, ma chi sa parli perché lo devo alla mia e alle future generazioni.

Non possiamo e non vogliamo più vivere in un Paese col puzzo del compromesso morale perché le vostre sconfitte non sono le nostre sconfitte. Quella trattativa è stata fatta senza il nostro consenso e ogni giorno dobbiamo informare e denunciare perchè solo così la coscienza civile resterà vigile e solo così questo paese non morirà di indifferenza e di omertà. Paolo è vivo e lotta insieme a noi.

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