“A volte mi manca l’aria, avrei solo voglia di fare una corsa, una passeggiata con la mia famiglia“
-Nino Di Matteo-
“Sono fiera di aver resistito nell’adempimento del dovere nonostante la solitudine e la mancanza di solidarietà di chi avrebbe dovuto proteggere non me ma la mia funzione”
-Desiree Digeronimo-
“Fu nelle notti insonni vegliate al lume del rancore che preparai gli esami. Diventai procuratore per imboccar la strada che dalle panche d’una cattedrale porta alla sacrestia quindi alla cattedra d’un tribunale,giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male”. Questo cantava Fabrizio De Andrè per descrivere la storia di un giudice molto particolare, forse avremmo bisogno di un altro De Andrè per riscrivere la storia di due magistrati assai diversa da quella che immaginava il grande maestro.
In una Italia stanca, calda e molto distratta, e che a distanza di venti anni dalle bombe che colpirono Milano, Firenze e Roma, nulla è cambiato, ci dovrebbe essere lo spazio sufficiente per raccontare la storia di due magistrati un uomo ed una donna in prima linea. Nino Di Matteo è uno dei procuratori di Palermo che si è occupato dei processi più importanti contro Cosa Nostra, tra cui il più conosciuto sulla trattativa stato-mafia.
È un uomo per chi lo conosce poco incline a show televisivi e media da ombrellone. Per lui sta arrivando un carico di morte fatto di esplosivo. La sua scorta è stata rafforzata da poco tempo dopo le rivelazioni fatte su missive spedite alla procura di Palermo, un corvo, il classico delle tristi vicende di mezze verità italiane ha parlato. Nino Di Matteo è solamente circondato dall’affetto del movimento delle agende rosse di Salvatore Borsellino e di quelle associazioni antimafia che si ostinano a dover cambiare un paese da distruggere.
In piena estate il 29 luglio, una manifestazione nazionale fatta in varie città si stringerà in solidarietà e quasi come una scorta civica intorno a Nino Di Matteo come riporta il sito [url”19luglio1992.com”]http://www.19luglio1992.com/[/url]. Da Palermo a Bari c’è la storia di una donna magistrato Desiree Digeronimo, conosciuta ancora meno di Di Matteo, ma che, a causa di qualche inchiesta che lambiva il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e quel gotha politico democratico, si vede costretta a cambiare città attraverso una richiesta al Csm di trasferimento per “incompatibilità ambientale” quella cosa che dovrebbe giustificare un trasferimento ma che in realtà può portare dietro di se storie di magistrati soli, di giuda delle procure, di soffiate e di condizionamenti politici.
Desiree combatte sola e conta del supporto di pochi giornalisti coraggiosi e free lance spesso precari che vengono messi a tacere con le solite querele temerarie di maxi risarcimenti civili.
Volevo scrivere di queste due storie di amare solitudine, non tanto per risvegliare l’opinione pubblica ormai arrendevole, ormai confusa e distratta, ma volevo scrivere di loro due perchè vorrei che arrivasse almeno a loro un mio messaggio di stima e di solidarietà. È poco fatto da un blogger anche lui arreso all’evidenza di un paese che non cambia.
Mi vengono in mente le parole della vedova Schifani ai funerali di Falcone “io vi perdono ma inginocchiatevi, cambiate, ma loro non cambiano”, così in attesa che l’Italia dei loro cambi, vi dico per quel poco che conta grazie.