Strage di Stazzema: ferita ancora aperta
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Strage di Stazzema: ferita ancora aperta

Anniversario del barbaro eccidio nazista di Sant'Anna di Stazzema: il presidente del Senato partecipa alla commemorazione.

Strage di Stazzema: ferita ancora aperta
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12 Agosto 2013 - 11.02


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Era la mattina del 12 agosto 1944, quando i nazisti, guidati dal generale Max Simon, circondarono il paese di Sant’Anna (Lucca) con l’intenzione di sterminare la popolazione civile. Più di una crudele rappresaglia: un vero e proprio atto terroristico.

Oggi, dopo 69 anni, in occasione della commemorazione di quel terribile eccidio di 560 innocenti, tra cui donne e bambini, il presidente del Senato Pietro Grasso ha inviato un messaggio al Sindaco del Comune di Stazzema.

«Signor Sindaco, nella ricorrenza dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema intendo unirmi idealmente alla vostra comunità, al ricordo delle tante vittime, dei bambini, delle donne e degli anziani barbaramente trucidati dalle truppe nazifasciste». Sono queste le parole che il presidente del Senato ha voluto inviare al primo cittadino Michele Silicani.

«Le disumanità e la ferocia perpetrate nella strage di quel 12 agosto 1944, ed in quelle che seguirono nel mese di settembre – ha aggiunto il Presidente Grasso – rappresentano una ferita ancora oggi aperta per il nostro Paese e per l’Europa intera. Nessun popolo può dimenticare le sofferenze del passato. Esse hanno segnato indelebilmente la nostra coscienza civile. Le inchieste giudiziarie possono essere archiviate, come ha fatto la Procura di Stoccarda nell’ottobre scorso. Ma nulla potrà mai fermare il nostro ricordo».

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«Rinnovare la memoria significa reiterare un’alleanza tra le passate e le future generazioni fondata sulla consapevolezza che insieme possiamo evitare che si ripropongano i tanti orrori del Novecento. È un impegno collettivo – ha concluso Grasso – che deve trovare nella fede per la democrazia, per la libertà e la giustizia il proprio alimento quotidiano. Sono certo che i giovani di Sant’Anna sapranno fare tesoro della sofferenza subita dalla loro terra, testimoniando in tutto il mondo i valori del dialogo e della tolleranza».

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