La scuola dimenticata dalla politica
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La scuola dimenticata dalla politica

In vista dell'ennesima riforma della scuola prevista per settembre, è ora di fare il punto: cosa hanno fatto i politici in questi mesi? Nulla. [Marina Boscaino]

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26 Agosto 2013 - 18.36


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di Marina Boscaino

Abbiamo atteso, con una punta di innegabile e comprensibile scetticismo, che il nuovo governo pronunciasse parole significative sulla scuola. Abbiamo sospeso il giudizio su un ministro spuntato dal niente, con un’esperienza politica assai limitata e con una conoscenza della scuola pressoché nulla. Invece che parole abbiamo ascoltato [url”cinguettii”]http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=47825&action=view[/url], che liquidavano le priorità della scuola relegandole o alla banale reiterazione di mantra in odore di modernità, le tecnologie, evergreen buono per ogni stagione e per ogni compagine politica (del resto siamo nel governo delle larghe intese!) o ad imbarazzanti luoghi comuni di buon senso da non addetti ai lavori.

Si è aggiunto, alle dichiarazioni delle scorse settimane, persino l’appello di Carrozza a una Costituente della scuola, altro fumo negli occhi dei sonnolenti lettori estivi. Quello che è certo è che l’unico atto concreto e significativo da registrare negli ultimi tre mesi è stata l’approvazione definitiva del Sistema Nazionale di Valutazione, un provvedimento certamente da non annoverare né come esempio di dialogo e ascolto della voce della scuola, né tra i frutti di lettura e studio degli autentici bisogni dell’istruzione italiana, delle sue priorità. Per non parlare della totale disattenzione a quelle che sono le concrete pratiche valutative della continuamente evocata Europa.

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Quando si sveglierà dalle ferie estive e dal suo torpore generalizzato, la scuola italiana – forse – si renderà conto di quale disastro abbia determinato la propria assenza di attenzione politica. Non ci saranno né tempo né modo per far comprendere che la priorità non è (come è comodo continuare a credere) mai stata quella di eludere la “vigilanza” di un sistema valutativo, ma che il sistema di valutazione di istituti, docenti, studenti non può e non deve mai configurarsi come vigilanza.

Al dibattito al caffè della Versilia Carrozza ha annunciato: “È il momento di recuperare un’interlocuzione con la scuola”. “Mi aspetto che insegnanti, dirigenti scolastici e alunni, studenti, genitori siano coinvolti in una grande Costituente della scuola italiana in cui lo stato della scuola venga discusso davvero, come se fosse lo stato dell’Unione. Una Costituente dove si discuta davvero, senza pensare alle esigenze della singola categoria, che pure sono importanti. Però bisogna fare la somma di tutto e pensare ad una scuola al servizio del Paese. È il momento di pensare a questa Costituente della scuola”.

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[url”Avevo già altrove osservato”]http://www.pavonerisorse.it/quaderno/carrozzaz.htm[/url] come la scuola stessa si trovi da molti anni ormai in una condizione tale da pretendere interventi ben più immediati e concreti di una Costituente o di annunci di maniera, che peraltro inseriscono chi li pronuncia sulla scia dei suoi non indimenticabili predecessori.

Il 23 agosto, dopo che una precaria Ata ha tentato di darsi fuoco davanti a Montecitorio durante un sit-in dei Cobas, Carrozza ha detto a Sky: “Sono preoccupata per i precari, il nostro ruolo è contribuire a dare loro certezze”. Al meeting di Rimini, il ministro ha poi aggiunto che il governo lavora a un provvedimento complessivo sulla scuola “dotato di risorse”.

Una “riforma”. Chi non vive di scuola non sa forse che questa parola, dal suggestivo e promettente significato, fa invece venire i brividi a chi vi lavora. Nel suo nome si sono configurati nel nostro Paese, soprattutto negli ultimi 3 lustri, i peggiori interventi sulla scuola pubblica: (contro)“riforma” Moratti e Gelmini su tutte.

Il provvedimento sarebbe previsto per settembre: “Non vogliamo dare alla scuola solo una norma, ma penso a un disegno complessivo che segni un percorso, individui le risorse ed abbia un pensiero di fondo”. In meno di un mese, questa signora che certamente poco prima dell’incarico mai e poi mai avrebbe pensato di fare il ministro dell’Istruzione; che ha dimostrato a più riprese la propria legittima ignoranza della complessità del sistema scolastico nazionale (ma che pudicamente dovrebbe per ciò stesso usare qualche cautela prima di esternare, annunciare, promettere); questa signora, dotata degli immarcescibili funzionari ministeriali, saldamente insediati sulle proprie poltrone in maniera bipartisan, governo dopo governo, e di un plotone eterogeneo e non coeso (parlamentari e senatori Pd e Pdl), con idee – è vero – non troppo distanti sulla scuola, ma pur sempre derivanti da tradizioni politiche molto differenti; ebbene, questa signora in meno di un mese metterà mano ad una riforma della scuola.

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È spaventoso. Non tanto e non solo per il progetto velleitario. Ma soprattutto perché esso consentirà di non mettere mano ai gravissimi problemi che affliggono la scuola e che richiedono una risposta immediata: generalizzazione della scuola dell’infanzia; abbassamento dei livelli di dispersione; stabilizzazione del personale precario; autonomia e democrazia scolastica; provvedimenti per rendere la scuola un luogo fondativo di cittadinanza per i nuovi italiani. Ma si tratta solo di esempi.

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