«Dispiaciuta» per le vittime, ma «onorata» di portare il nome del padre. Così si è detta Lucia Riina, figlia del boss Totò Riina, alla televisione svizzera, che ha pubblicato sul suo sito un video della «prima intervista televisiva» della donna.
«Io sono onorata di chiamarmi così, e felice» perché «è il cognome di mio padre e immagino che qualsiasi figlio che ama i suoi genitori non cambia il cognome. Corrisponde alla mia identità», ha affermato Lucia Riina.
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Ecco il testo completo.
Lucia Riina, buonasera
– Buona sera
Questo cognome che porta, lei non lo ha mai voluto cambiare…
– Io sono onorata di chiamarmi così, felice perché questo è il cognome di mio padre e io penso che qualsiasi figlio che vuole bene ai propri genitori non cambi cognome perché rappresenta la propria identità
Ricordiamo la figlia di Stalin per esempio che ha testimoniato, la figlia di Breznev che diceva “Io non ho alcun giudizio morale su mio padre”. La pensa anche lei così?
– Sì, io penso di avere il comportamento che qualsiasi figlio ha con i propri genitori, perché sono genitori. Noi siamo cattolici quindi io voglio bene a mio padre e a mia madre
Sua madre Ninetta giocava un ruolo cardine. Lei mi diceva che sua madre le ha insegnato a leggere e a scrivere nella clandestinità
– Nostra madre è stata fondamentale perché noi non abbiamo potuto frequentare la scuola e quindi era lei che ci ha insegnato a leggere e scrivere. Tutte le mattine ci mettevamo in cucina, attorno alla tavola, e a seconda della nostra età, lei ci dettava dei compiti da fare.
Lei descrive la sua come una famiglia molto cattolica. Lei racconta come ogni giorno si pregava per tutti i membri della famiglia…
– Si pregava la sera prima di andare a letto come faceva qualsiasi genitore, almeno a casa mia si faceva così. Mamma e papà venivano nella nostra stanza perché dicessimo tutti insieme una preghiera di ringraziamento a Gesù chiedendogli di proteggere tutte le persone a noi care
Che ricordi ha del momento in cui suo padre è stato arrestato?
– Sì, il ricordo più brutto della mia vita è quello. Ricordo semplicemente di aver appreso la notizia dell’arresto di mio padre da mia madre. Era uscita e l’aveva sentito in tv. E’ rientrata da noi piangendo e ci ha dato la notizia “hanno preso papà, hanno preso papà!”. Avevo 12 anni.
Totò Riina per lei è un padre. Per la giustizia è un uomo che ha ucciso diverse persone e che ha fatto uccidere centinaia di persone. Lei non giudica suo padre, ma prova compassione per le vittime della mafia?
– Certo, mi dispiace, però penso che siamo tutti figli di qualcuno e abbiamo tutti i nostri dispiaceri e le nostre sofferenze e bisogna dire che se i miei genitori restavano nel passato, noi giovani, le generazioni future dobbiamo andare avanti, non possiamo restare sempre attaccati al passato.
Lei ha lasciato l’Italia per la prima volta. E’ andata a vivere in Svizzera per avere una possibilità…
– Sì, ben venga! Se il lavoro ci porta qui, sono felice di cogliere questa possibilità
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