Claudio, il ventenne che pescava per campare. A Palermo, le cronache locali lo dipingono così. Claudio era giovanissimo, avrebbe compiuto 21 anni tra una settimana. Non aveva lavoro, e questo per lui era un cruccio. Ma era volenteroso, tutti lo ricordano così al quartiere Noce. Ogni giorno tentava di trovare un’occupazione. Nel frattempo, prendeva tutto, qualche lavoro saltuario e la pesca subacquea, non per sport, ma per vendere il pescato e guadagnare qualcosa. Così fino a quando, nel mare splendido di Scopello, nei pressi della tonnara, la sua vita è finita, tra un faraglione e un altro. Ora che è morto, tutti lo ricordano come un ragazzo che stringeva i denti.
Claudio, si chiamava Claudio Corradengo. La sua morte non è andata oltre le cronache locali. Del resto, morto per annegamento, come altri d’estate. Niente d’eccezionale. “Per lui, le immersioni non erano un hobby – scrive su Facebook il cugino Davide – ma un modo per racimolare qualche euro. Non aveva un lavoro, per questo usciva in mare anche in inverno”.
Poi, un giorno di fine agosto non ce l’ha fatta a risalire a galla. Claudio è rimasto impigliato ad uno scoglio, ad una quindicina di metri, vicino ad uno dei faraglioni di Scopello. “Viviamo in una terra dove dobbiamo arrangiarci e sbracciarci ogni giorno per sopravvivere”, scrive il cugino di Claudio. E un amico del ragazzo aggiunge:” Era costretto a farlo, per guadagnare quei venti euro che gli permettessero di mangiare, la sera”. Fatalità ha voluto che questa volta Claudio fosse solo, in genere, per prudenza, preferiva immergersi in compagnia di un amico.
In queste ore, una zia ha voluto ricordarlo così: “Sembra ieri, ricordo bene quando tua madre ti diede alla luce, dopo una giornata di mare”.